Tour de France- All’arrivo di Bilbao sfida tra i gemelli Yates

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di Davide Pitocco

Al via il Tour de France: la prima tappa in terra basca. Secondo il direttore di corsa Thierry Govenou “si tratta della prima tappa di Tour de France più impegnativa degli ultimi cinquant’anni”. Il Tour de France numero 110 scatta da Bilbao, Spagna, dunque per la 25esima volta nella storia fuori dai confini francesi, e propone 182 km con partenza e arrivo dalla città del Museo Guggenheim inaugurato nel 1997 e 3.300 metri di dislivello. Gli ultimi 40 chilometri presentano tre salite non banali da affrontare: il Col de Morga (3,9 km al 4,1%); la cote de Vivero (4,2 km al 7,3%) e la cote de Pike (2 km al 10%, pendenza massima al 20%), quest’ultima piazzata a meno di 10 km dal traguardo. “L’ultimo chilometro assomiglia al Muro di Huy, ci sarà grande bagarre tra i leader”, sempre secondo Govenou. Al traguardo, gli abbuoni saranno ai primi tre: 10”, 6” e 4”. Partenza non ufficiale alle 12.30, lanciata alle 12.55. Arrivo previsto alle 17.30 ipotizzando una media di 40 all’ora.

Alla partenza a Pogacar è stata regalata la maglia della squadra di calcio del Atletico di Bilbao.

Al chilometro 0 scattano subito 5 corridori: il francese Simon Guglielmi, l’olandese Pascal Eenkhoorn, il danese Jonas Gregaard, il francese Valentin Ferron e il francese Lilian Calmejane. La Jumbo Visma rimane in controllo costante fino a quando non mancano 50 km all’arrivo. A quel punto il ritmo è salito notevolmente, tutte le squadre pedalano con lena e possiamo dire che la cartina tornasole forse è stato vedere i velocisti che si staccavano sulle asperità di questa prima tappa. I battistrada vengono ripresi; i big si preparano a conquistare la vittoria. I bookmakers inglesi addirittura danno Pogacar come favorito per la vittoria di Tappa. Gli italiani potrebbero incitare con le loro urla di gioie l’abruzzese Ciccone che notoriamente ottimo scalatore, ha un ottimo spunto in volata e già a marzo ha regolato in volata i favoriti di questo tour. Non a caso il corridore ora si tiene alle ruote del suo capitano Skjelmose.

Ogni squadra è composta da 8 corridori. Quelli della Bahrain Victorius hanno il dorsale dal 62 al 69. Nessuno con il 61, il numero è stato ritirato per ricordare Gino Mader, morto al Giro di Svizzera.

Per dare alcuni numeri da almanacco di questo tour: al via ci sono quattro altleti eritrei: Biniam Girmay, Natnael Berhane, Daniel Teklehaimanot e Merhawi Kudus e sono 36 i corridori che la affrontano per la prima volta. Tra questi il più giovane è lo spagnolo Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers).

L’1 luglio 2012 Peter Sagan vinse la sua prima tappa al Tour (poi 12 complessive).

La prima frazione di oggi non sarà solo ricordata per gli attesi fuochi d’artificio tra i big della corsa. L’edizione 2023 catapulterà il Tour in una nuova dimensione, vicina alla Formula 1 o alla MotoGp. Gli organizzatori hanno deciso di divulgare, in leggera differita, le comunicazioni radio tra ammiraglie e corridori: un argomento delicatissimo per l’importanza che hanno. Delle 22 formazioni al via, solo 17 hanno aderito (che riceveranno 5000 euro di compenso). Non hanno sottoscritto l’accordo Groupama-Fdj, Cofidis, Movistar, Jayco-AlUla e Alpecin-Deceuninck. Ovviamente non saranno divulgati tutti i messaggi durante la tappa: ci sarà una speciale commissione di sei persone che valuterà che cosa diffondere durante la diretta della giornata. In ogni caso, è un deciso passo in avanti.

Matteo Trentin funge da regista per Pogacar quando mancano – 30 km all’arrivo. Egli deve gestire le forze del capitano, pilotandolo nelle posizioni migliori quando non c’è bagarre o quando la battaglia si sta per scatenare La penultima salita presenta 4 km e pendenza media al 7%. Ci si trova davanti ad una salita esplosiva. La squadra dello sloveno cerca di sfiancare gli avversari, evidentemente il suo capitano vuole puntare alla vittoria di tappa e per questo cerca di sfiancare gli avversari. Bierg a  meno due chilometri al GPM si sfila dopo aver svolto il suo dovere e subito la Jumbo per Vingegaard torna a controllare la corsa. Il ritmo della squadra giallo nero è meno  violento di quello imposta dalla UAE. Il gruppo compatto scollina e si immette in una discesa molto tecnica, prima di dover affrontare quell’ultima asperità dove è posizionata la bandiera a scacchi della fine.

Questo finale di tappa sarà come una roulette russa che fino all’ultimo colpo terrà con il fiato sospeso tutti gli appassionati di ciclismo; trampolino di lancio per chi avesse intenzione di andare a conquistare il primato e la tappa potrebbe essere quel tratto con pendenze medie al 15% prima di scollinare ed entrare nell’abitato di Bilbao.

Il gruppo è un lungo serpentone che scivola velocissimo lungo la discesa. Intanto Carapaz viene coinvolto in una caduta; si rialza, ma zoppica claudicante. Per  Mas e Carapaz non sono ancora ripartiti e vengono controllati dai medici. Questo va ad alimentare paura ed ansia anche negli altri corridori, perché ci si prepara per lungo tempo a questo grande avvenimento e poi per una caduta già alla prima tappa si è tagliati fuori dai giochi.

Questo testimonia l’importanza di correre nelle prime posizioni. Non è facile rimanervi, ma è indispensabile. Tutta la squadra deve essere costruita attorno al proprio capitano. Questo modo è stato inventato dalla Mercatone Uno di Pantani. Martinelli, il direttore sportivo, costruiva il team attorno alle caratteristiche di Marco; di solito lui amava correre sul fondo per salire quando era pronto per andare all’attacco.

Intanto Carapaz riprende la corsa con 4’ di svantaggio. Enric Mas invece è costretto al ritiro. L’ultimo italiano a vincere la prima tappa di un tour è stato Alessandro Petacchi nel 2010 a Bruxelles.

Il ritmo è pazzesco. Stanno quasi compiendo una volata per prendere l’ultima salita tra le prime posizioni.

Intanto si è appena entrati in quell’ultimo chilometro al 15%: i favoriti sono tutti lì: come da pronostico Pogacar e Vingegaard sono in solitaria assieme a Lafay. Hanno fatto il vuoto. Tra i tanti nomi fatti, alla fine sono i veri campioni che prendono in mano il loro destino. Il gruppo ormai è esploso. Si vedrà quando si entrerà nell’abitato cittadino.

I fratelli Yates sono in fuga. Appartenenti a due squadre diverse, sicuramente troveranno un accordo per giocarsela sul traguardo. Ora il compito dell’inseguimento è sulle spalle della Jumbo Visma. Fino ad ora sono a 10’’.

I fuggitivi continuano a guadagnare; sono due ottimi cronoman, infatti vengono dalla pista ad inseguimento. Il loro impegno è massimo, stanno producendo uno sforzo incredibile. All’ultimo chilometro hanno 18’’. La pendenza si fa sentire, ma la pedalata è ancora fluida. Simon perde qualche metro e Adam allunga. Non riesce a tenere la ruota del gemello, digrigna i denti e ci prova ancora, ma Adam è troppo forte e taglia il traguardo. Pogacar arriva terzo e prende l’abbuono.