di Davide Pitocco
Il Tour saluta la Spagna e in una tappa tutta per velocisti arriva in Francia, più
precisamente a Bayonne. La corsa si lascia alle spalle le polemiche per alcuni
avvenimenti che hanno coinvolto alcuni corridori. Nella tappa di ieri Calmejane,
atleta della Intermarché, ha denunciato la presenza di chiodi lungo il percorso,
che hanno causato diverse forature, ma le conseguenze potevano essere anche
peggiori. Sul suo profilo Twitter ha scritto: “Grazie per questo genere di idiozia,
penso non essere stato la sola vittima di forature, sappiate che si può cadere e
farsi molto male a causa delle vostre idiozie, banda di abbruttiti”.
Si riparte con Adam Yates in maglia gialla: il 30enne britannico della Uae-
Emirates ha 6” di vantaggio su Pogacar e 6” sul fratello Simon Yates. Quarto a
12” Lafay, quinto Van Aert a 16”, sesto Vingegaard a 17”. Primo italiano
Ciccone, ventunesimo a 43”. Così le altre maglie: il miglior giovane (bianca) è
Pogacar; in maglia a pois (montagna) c’è Powless; con la verde dei punti c’è
Lafay. A squadra guida la Jumbo-Visma.
Subito Lowless e Pichon, poco dopo la partenza, vanno in fuga con circa due
minuti di vantaggio sul gruppo. I corridori dovranno affrontare 193 km, sei in
più rispetto a quanto previsto all’inizio del Tour per evitare alcuni lavori
stradali.
Tappa interlocutoria che prosegue su ritmi molto blandi. Ad un certo punto però
arriva la fiammata, questa volta da parte del pubblico: in cima all’ultimo GPM il
pubblico assiepato costringe i corridori a rallentare e alcuni devono poggiare il
piede a terra. I due battistrada arrivano a conquistare 3’ di vantaggio. Pichon
quando mancano 60 km al traguardo stacca il compagno di giornata e prosegue
in solitaria, ma nel frattempo il gruppo maglia gialla mangia secondi al
fuggitivo.
Tra il pubblico serpeggiano commenti sagaci contro il corridore Alaphilippe. Il
beniamino d’oltralpe da una quindicina di mesi non ha collezionato vittorie
significative e le prestazioni delle prime due tappe in cui è stato staccato da
circa 50 atleti non danno molte garanzie sulla sua condizione. Ciò che
maggiormente alimenta le critiche è poi lo stipendio importante che percepisce
dalla squadra, per poi ottenere dei risultati da gregario di quarta categoria.
In testa al gruppo cambiano i colori: la Lotto, la DMS, la Barhrein ed anche la
Jumbo si portano in avanti per favorire i lori velocisti. Mancano 50 km ed il
vantaggio del fuggitivo ormai è ridotto a poco meno di un minuto.
L’andatura del gruppo è elevata, infatti la Lotta cerca di segnalare ai tifosi a
bordo strada di lasciare spazio. La velocità è frenetica. Ormai si è entrati nel
cuore di questa terza tappa.
La Ineos corre sul lato sinistro del gruppo, mentre come nel Giro del Delfinato
la Jumbo a destra, invece la UAE si tiene al centro. Pichon si volta e vede il
plotone pronto a ingoiarlo.
La routine della corsa non muta, almeno fino ai -10 km all’arrivo. Le squadre
dei velocisti fanno a gara per portare in posizione le loro ruote veloci.
L’andatura è travolgente, si sfiorano quasi i 70 km. A 200 mt dalla fine parte la
volata e la spunta Philipsen. Yates rimane in maglia gialla. La giuria però vuole
controllare la regolarità della volata, perché il vincitore spostandosi a destra
nell’ultima curva avrebbe impedito la marcia di un avversario che è stato
costretto a rialzarsi sui pedali. Dai replay però sembra che il movimento del
corridore sia stato dovuto dalla scia della curva. Dopo frementi attimi di attesa,
così densi che l’ansia si poteva tagliare con un coltello, la vittoria viene
confermata e così Philipsen può giustamente gioire. Lowless, dopo la mezza
impresa di giornata e la fuga di ieri, ha ottenuto il marchio rosso per la
combattività.