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      Un cannibale con i denti cariati

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      di Davide Pitocco

      Dopo il Giro d’Italia gli appassionati di ciclismo attendono il Giro del Delfinato e il Giro di Svizzera, corse ormai entrate nella tradizioni dei grandi appuntamenti con le due ruote spinte a pedali, ma anche prestigiose, soprattutto perché di solito il vincitore del Delfinato si ripete anche alla Grande Boucle, così avveniva per Armstrong, Vingegaard e tanti altri.
      Se torniamo indietro con la memoria a 49 anni addietro queste due corse chiusero in un certo senso la carriera di uno dei grandi miti del ciclismo, Eddy Merckx.
      Il corridore belga nel 1974 aveva compiuto la tripletta, Giro, Tour e Mondiale. L’anno successivo nel 1975 aveva letteralmente stravinto le classiche della prima parte di stagione: primo alla Sanremo, primo all’Amstel, primo al Fiandre e primo alla Liegi; stecca soltanto alla Gand (sesto, vince Maertens), alla Roubaix (secondo, lo batte De Vlaeminck) e alla Freccia Vallone (terzo, vince Dierickx).
      Mai domo, ma soprattutto mai sazio di vittorie il Cannibale punta il Giro d’Italia per il suo sesto successo, il quarto di fila. A questo punto inizia il rapido declino. Partecipa al Giro di Romandia, ma si prende un virus e quindi è costretto al ritiro e a saltare la Corsa Rosa. Allora decide di partecipare al Delfinato e al Giro di Svizzera per prepararsi al Tour. Al tempo erano corse che si correvano in un lasso di tempo molto ravvicinato, ma non si sovrapponevano.
      Si corre la prima settimana di giugno dal 2 al 9. Merckx, anche se non in grande forma, è convinta di entrare almeno sul podio. Invece è un disastro. La forma non c’è, quella edizione viene vinta da Thévenet, che gli rifilerà ben 10’, non conquista nemmeno una tappa, ma soprattutto prende 5’ anche da un giovane Moser, che aveva rinunciato al Giro d’Italia per preparare il suo unico Tour in carriera. Anche altri atleti di spicco come Zoetemelk, il 39enne Poulidor e Van Impe precedono il belga.
      Allora decide di andare al Tour de Suisse, contando di avere una forma migliore: è il campione in carica e la concorrenza è meno agguerrita della gara precedente. Vince Roger De Vlaeminck, maestro nelle classiche del Nord, detto anche Monsieur Roubaix e il belga conquista soltanto una tappa a confronto delle sei ottenute dal vincitore della classifica generale. A questo punto non rimane che il Tour. Dolorante, ma soprattutto provato nella sua autostima, vede trionfare di nuovo Thévenet.
      Immaginate quindi come potesse essere il morale di un uomo, che aveva corso ad altissimi livelli per dieci anni e per usare le parole di Gimondi, con il quale era stretto da amicizia e con il quale spesso si allenava: “questo vuole vincere pure in allenamento….”; da allora purtroppo la carriera di Eddy Merckx iniziò un lento, ma inesorabile declino.

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