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      La giustizia sotto il tappeto

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      di Andrea Granata

      Quella di conservare una continuità nel tempo con l’essenza della nostra collettività è un’esigenza che tutti noi avvertiamo.
      Di questa necessità, variamente declinata, ho conosciuto una curiosa vicenda di un villaggio nell’Azerbajan, Bidjov.
      A Bidjov si annodavano tappeti, peraltro bellissimi, ma, portatori di una singolare particolarità.
      Secondo alcuni studiosi, nella simbologia fortemente stilizzata di questi tappeti, vi sarebbe un segreto, e si tratterebbe di una resistenza alla “colonizzazione” musulmana, avvenuta nascondendo il linguaggio dei simboli del culto zoroastriano.
      La questione, stranamente, appare di attualità perché tornando ai giorni nostri, a differenza degli abitanti di quel lontano villaggio azero, oggi si ha l’impressione che più del come salvare qualcosa da barbari ed invasori ci si debba interrogare se ci sia ancora da qualcosa da salvare.


      E’ questa una domanda che mi sono posto con rinnovato vigore solo pochi giorni fa, in occasione di un importante convegno organizzato a Firenze dalla Corte dei Conti dal titolo “Giustizia al Servizio del Paese – Il principio di legalità”.


      Il convegno ha visto l’intervento del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano che ha tenuto una relazione sul principio di legalità nell’età del costituzionalismo multilivello.
      Non vorrei spaventare i non addetti ai lavori, perché pur non apparendo semplicissimo l’argomento, può essere agevolmente compreso anche da chi nella vita si occupa di altro.
      L’esponente del Governo ha sostanzialmente lamentato le conseguenze derivanti da una serie di trattati e convenzioni ratificati dall’Italia che rappresenterebbero una sorta di bastone fra le ruote di chi è chiamato a governare l’Italia nonché una limitazione della sovranità popolare.


      Tutto questo, secondo Mantovano produrrebbe uno “svilimento del rapporto fra regola e sovranità popolare” ed ancora “incomprensioni e incertezze fra i vari attori della scena giuridica”, uno svilimento dei sistemi democratici, che in un crescendo rossiniano che rischierebbe “di minare le basi di legittimazione sociale del diritto e dei suoi interpreti”, insomma roba da esclamare azz, fare le provviste e prepararsi per la rivoluzione!!!
      Poco conta che quei trattati e quelle convenzioni li abbia ratificati il Parlamento, evidentemente in quel caso non sovrano, qui è in pericolo il principio di legalità, che notoriamente, ma a nostra insaputa, si è trasformato in altro.
      Dimentichiamoci di quella conquista venuta con la rivoluzione francese di non arrestare, detenere o punire qualcuno alcuno se non in forza a una legge promulgata anteriormente al delitto e non caduta in prescrizione, ora il principio di legalità è uno strumento di tutela del Governo e la sua maggioranza, della quale nessun trattato dovrà sostanzialmente mettere in discussione l’operato.
      Insomma qui trattati, convenzioni internazionali rischiano di mettere a repentaglio produzioni legislative rigorosamente autoctone, quali perle come quelle introdotte con il “decreto sicurezza” che introdotto una nuova aggravante “comune” (che vale per tutti i reati), segno di un nuovo pulsante made in Italy.
      Finalmente, è il caso di dirlo, qualcuno non solo lo ha pensato, ha anche preso i voti per approvare la genialata con cui si aumentano le pene fino ad un terzo per “l’avere commesso il fatto all’interno o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane o all’interno dei convogli adibiti al trasporto di passeggeri”. Nessuno aveva solo osato fare così tanto per la nostra sicurezza, figuriamoci.
      Finalmente una violenza sessuale compiuta in un bosco oltre ad essere green sarà anche punita meno gravemente rispetto al medesimo fatto compiuto nei bagni di una stazione.
      Qualcuno dice che così facendo non nascondiamo la polvere sotto il tappeto, ma diciamocelo pure, i tappeti sono un covo di acari e polvere e poi, sul serio, che c’è rimasto da conservare?

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