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      Bolle speculative e bolle morali

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      di Andrea Granata

      Penso che un po’ tutti sappiamo cosa sia una bolla speculativa, o per averne sentito parlare o per esserne in qualche modo stati vittima. La bolla speculativa è quel fenomeno che consiste in un aumento del prezzo di un bene o di un servizio che non trova giustificazione nell’andamento del mercato, cui segue l’esplosione della “bolla” e il crollo del prezzo di quel bene. Le conseguenze dell’esplosione della bolla sono da una parte l’arricchimento degli speculatori, coloro che avevano favorito il vorticoso aumento del valore di quel bene, dall’altra i tanti cocci, risparmi andati in fumo e sogni infranti, di coloro che c’avevano creduto.

      Quella della bolla speculativa è una metafora che mi accompagna spesso e che mi viene naturale declinare ogni qual volta sento evocare con immancabile fare ieratico “la questione morale”.

      Contestualizziamo: diciamo subito che l’evocazione della “questione morale”, lanciata agli inizi degli anni Ottanta da Berlinguer, aveva all’epoca una sua forza dirompente; oggi mi sembra che la situazione sia molto diversa. Sarò pure un miscredente, ma certe evocazioni, più che a qualcosa di esplosivo, mi fanno pensare a espressioni come “accomodamenti morali” o “opinioni probabili”, che secondo Pascal avevano la funzione da una parte di tranquillizzare le coscienze, dall’altra di aumentare la “clientela” dei confessori gesuiti.

      Anni fa mi capitò di leggere un’illuminante intervista al direttore dell’Eurispes che faceva il controcanto alla narrazione corrente ed evidenziava un paradosso per cui “compiamo sforzi enormi nella lotta al malaffare: ma paradossalmente questa lotta, con la sua intensità, sovraespone il fenomeno. E poiché i rating internazionali riflettono la percezione dei cittadini, finiamo ultimi in classifica…”. Il paradosso è proprio questo: più si combatte un fenomeno e più lo si rende percepibile e lo si sovraespone, mentre tutte le classifiche sulla corruzione che ci vengono propinate con il tono di un memento mori altro non sono che sondaggi fondati sulla percezione del fenomeno. Sulla percezione del fenomeno della corruzione non può dirsi estraneo quello che abbiamo più volte definito circo mediatico, che da questa percezione trae linfa vitale, al punto che non senza malizia credo sia lecito chiedersi se, tra le “bolle speculative”, in Italia sia in atto una peculiare bolla, chiamiamola bolla morale.

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