
A ventiquattr’ore dalla decisione del consiglio regionale d’Abruzzo di rigettare la proposta di legge di iniziativa a popolare promossa da Liberi Subito sul suicidio medicalmente assistito, abbiamo interpellato Riccardo Varveri – che insieme a Gianluca Di Marzio, Paride Paci e Alina Matei è stato il principale animatore della campagna di raccolta firme – per registrarne umori e reazioni.
Buongiorno Riccardo. Come hai reagito alla decisione del Consiglio regionale abruzzese?
Positivamente. Non per l’esito, quanto per le aspettative che cominciavo a nutrire negli ultimi giorni che non sono state disattese. Un po’ dispiaciuto per alcuni consiglieri che firmarono addirittura il referendum eutanasia legale e che invece ieri hanno seguito la linea di partito o di gruppo. Ma è un fattore umano che mi aspettavo si sarebbe attivato.
Come valuti il dibattito che si è sviluppato in Consiglio regionale su questo tema? È stato all’altezza della complessità della questione?
Paragonandolo al dibattito tenuto in altre regioni, è stato di eccellente qualità. Nel merito della questione, invece, un po’ scadente. Lo stesso voto che ha rigettato la legge, è venuto dopo una discussione di trincea. Infatti è stata più volte ribadito che la materia è regionale, ricordando anche il parere del collegio delle garanzie statutarie nominato dalla stessa destra. O credono di aver eletto incompetenti (cosa di cui ho forti dubbi visti i nomi di eccellentissimi docenti che compongono il collegio) o ci si sta nascondendo dietro una foglia di fico. Delle due, una.
Resta in ogni caso la soddisfazione per aver portato per la prima volta una proposta di legge di iniziativa popolare all’attenzione del Consiglio Regionale…
Resta la soddisfazione per l’amore e i rapporti personali che sono nati e la consapevolezza di aver portato un tema per i più indifesi, per chi non avrebbe potuto portarlo.
Quali sono, secondo te, i prossimi passi per continuare a promuovere il diritto al suicidio medicalmente assistito in Abruzzo e in Italia?
L’informazione. E poi aspetteremo la maggioranza quando dovremo discutere di come organizzare il diritto con la legge voluta dal governo. Che pare arriverà in luglio al senato. Insomma: il motivo per cui hanno bocciato la legge, gli ripresenterà lo stesso problema che la legge superava.
Credi che la decisione del Consiglio regionale possa influenzare il dibattito nazionale su questo tema? E se sì, in che modo?
Credo di sì. E positivamente. Ormai i cittadini sono più maturi e sensibili del corpo politico sul tema.
adc