Sul tema della sicurezza stradale, spesso inesistente o deficitaria, ospitiamo un intervento di Giuseppe Di Giampietro. L’architetto, progettista di strade ed esperto di sicurezza stradale, prende spunto da un incidente, purtroppo mortale, che ha coinvolto Monica Di Bernardo, sulla SS260, a Pizzoli, per rimarcare la necessità di interventi strutturali e non più derogabili.

Fa notizia, sui media, la morte di una giovane insegnante, attrice e animatrice dei bambini, originaria di Silvi (Te). Morta sulla SS260 a Pizzoli (Aq) in un incidente stradale mentre andava al lavoro. La Polizia stradale, in poche ore di rilievo delle velocità su quella strada, ha fatto nove verbali per eccesso di velocità con quattro ritiri di patente (velocità molto superiori a quelle consentite) e 39 punti complessivamente decurtati dalle patenti.
Se si dà uno sguardo su Google Street View alla SS260, si vedrà una cosiddetta superstrada di tipo C a carreggiata unica, con banchine di 10-12 m di larghezza, con poche intersezioni su corsie di accelerazione, spesso con rettifili e curve ad ampio raggio di curvatura. Si vedono segnali con limite di velocità a 70 kmh. Ma quel tipo di strada, extraurbana secondaria, ha un limite da codice di 90 kmh e le caratteristiche geometriche sono tali da favorire facilmente velocità superiori a 100 kmh. Uno scontro a quelle velocità è quasi sempre mortale.
In caso di incidente, si pensa che sia sempre e solo colpa del guidatore che non ha rispettato la segnaletica stradale. In realtà, chi si occupa di sicurezza stradale sa che i fattori di un incidente possono essere tre e la loro interazione: l’uomo, il veicolo, l’ambiente, ovvero il contesto stradale. Quando su una strada o in un punto si succedono più volte degli incidenti, è probabile che siano proprio la strada e le sue caratteristiche il fattore principale dell’incidente.
Mi domando se si facciano delle analisi di traffico che misurino le velocità reali di circolazione sulla strada, ossia la velocità effettiva consentita dalla strada, nelle diverse ore del giorno e della notte. Quella che tecnicamente si chiama dell’85esimo percentile, che viene superata solo da 15 automobilisti su 100. Ha senso mettere un limite di velocità inferiore alla velocità effettiva, solo se si adottano misure fisiche sulla strada per abbassare la velocità effettiva, non solo di segnaletica, affinché il limite sia efficace e poter colpire i pochi trasgressori. Tali potrebbero essere misure di moderazione del traffico (canalizzazioni, deflessioni orizzontali, rotatorie idonee alle intersezioni, fasce di bordo corsia ad effetto vibratorio, spartitraffico fisici…).
Credo che, visto il ripetersi di incidenti gravi su quella strada e il comportamento di guida diffusamente a rischio, occorrerebbe una Safety Audit per valutare i fattori di rischio della strada, e intervenire poi con dispositivi e modificando le caratteristiche geometriche della strada, per abbassare tale rischio. Non basteranno la sola segnaletica stradale e le multe occasionali. Spero che Anas abbia un programma di interventi per la sicurezza stradale in relazione alla pericolosità rilevata della rete. La SS260 è una di quelle strade su cui si deve intervenire. Bisogna farlo anche per rispetto delle vittime e dei loro familiari.