Magistratura democratica si è espressa sul Ddl 1660 – Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario – di iniziativa governativa (proponenti i ministri Crosetto, Nordio, Piantedosi).
Secondo l’associazione dei magistrati progressisti. il Ddl esprime una visione dei rapporti tra autorità e cittadini fortemente orientata al versante dell’autorità, coltivando l’ambizione di risolvere con l’inasprimento di pene, l’introduzione di nuovi reati, l’ampliamento dei poteri degli apparati di pubblica sicurezza, problemi sociali che potrebbero trovare più efficaci risposte senza usare per forza la leva penale.
Colpisce la tendenza a introdurre nuove incriminazioni e inasprimenti sanzionatori. Una linea che ha già dimostrato di non assicurare affatto risultati concreti di prevenzione dei fenomeni criminali.
Preoccupa l’obiettivo di sanzionare i fatti commessi nel corso di manifestazioni pubbliche o di iniziative di protesta (che peraltro vedono spesso un’ampia partecipazione delle comunità cittadine locali ) contro la realizzazione di c.d. grandi opere a cui si aggiunge il potere del questore di vietare a determinate categorie di persone l’accesso ai luoghi ove si realizzano le c.d. grandi opere: secondo Magistratura democratica si vuole veicolare nel discorso pubblico l’idea che la pubblica manifestazione di protesta è in sé un fatto da stigmatizzare.
L’ampliamento dei poteri attribuiti all’autorità di pubblica sicurezza di incidere direttamente sulla libertà personale con arresti in c.d. flagranza differita in conflitto con le garanzie dei cittadini scolpite nell’art. 13 della Costituzione
Come espressione di una “logica repressiva e muscolare” Magistratura democratica segnala le norme in materia penitenziaria: ingresso in carcere di bambini di età inferiore a tre anni (o forzata rescissione dei legami con la madre); introduzione del reato di rivolta penitenziaria (che incrimina anche atti di resistenza passiva all’esecuzione di ordini, senza nemmeno specificare che tali ordini debbono essere almeno legittimi…); ipotesi che rendono più arduo l’accesso a benefici penitenziari.
Per contro si introducono disposizioni che offrono uno statuto privilegiato agli operatori della sicurezza pubblica: porto d’armi senza licenza; fattispecie incriminatrici ad hoc; sostegno economico in caso di sottoposizione a procedimenti penali (un privilegio rispetto a tutti gli altri dipendenti pubblici).
Il Ddl interviene anche sulla questione migratoria ancora una volta rendendo più difficile il soccorso e più difficile la vita dei migranti, una volta giunti sulle rive italiane.
Magistratura democratica definisce l’obbligo per gli esercenti commerciali che vendono Sim di richiedere il permesso di soggiorno ai cittadini stranieri come condizione per l’acquisto “una disposizione che limita la possibilità di possedere beni nei confronti di una categoria di persone stigmatizzata in base all’etnia, così riportando alla memoria i tempi più bui del secolo scorso”.
Secondo l’associazione di magistrati progressisti, prendersi carico della sensazione di insicurezza percepita a seguito di episodi di violenza che hanno per protagonisti migranti che vivono in strada dovrebbe significare, per semplice buon senso, dotarsi un sistema sociale di presa in carico di queste persone: identificarle, visitarle per capire se hanno problemi fisici o psichici che richiedano interventi immediati, allocarle in centri dove abbiano almeno un letto e un pasto garantito e toglierle immediatamente dalla strada, dove l’unico sbocco di sopravvivenza è la criminalità che li sfrutta.
Richiamando le dichiarazioni garantiste di componenti significative della maggioranza, il comunicato di Magistratura democratica rileva come che il Ddl non sia coerente con le esigenze concrete, né con la proclamata necessità di costruire un sistema penale liberale e garantista, e conclude: “Il Ddl 1660 – oggetto della libera discussione in Parlamento – sembra usare la leva penale per disegnare simbolicamente un nuovo assetto dei rapporti tra autorità e consociati, veicolando un chiaro messaggio: chi protesta, chi è marginale, chi non pratica ginnastica d’obbedienza domani rischierà ben più di ieri. La maggior parte delle sue disposizioni (come sostiene l’OCSE nel parere reso il 27 maggio 2024) ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello stato di diritto”.