
Quando le aspettative schiacciano gli studenti. Tutto colpa dei genitori? Il caso della maestra di Treviso accusata di bullismo per un errore ortografico di un alunno ha riacceso il dibattito sul ruolo degli insegnanti e sul rapporto con le famiglie
di Lucio Scribani (*)
Nelle scorse settimane, Massimo Gramellini, nel suo editoriale sul Corriere della Sera, ha sottolineato come oggi un voto basso sia spesso interpretato come un’ingiustizia da contestare, anziché un’occasione di crescita. I genitori, sempre più presenti e a volte invadenti, mettono in discussione non solo i giudizi, ma anche l’autorevolezza stessa dei docenti.
“Volevamo il 9, non l’8”: quando le aspettative schiacciano gli studenti
Le lamentele non riguardano solo gli insufficienti: anche un 8 può scatenare polemiche, come racconta un’insegnante: “La mamma mi critica perché la figlia ‘meritava’ il 9 o il 10, e la ragazza è a pezzi”. Il clima alimenta insicurezza e fragilità negli studenti, sempre più schiacciati da aspettative irrealistiche. C’è chi sceglie l’anno all’estero per sfuggire alla pressione, mentre altri arrivano al burnout già in quinta superiore.
Una scuola senza paura dei voti (e delle critiche)
Alcuni genitori, però, difendono il valore di un 4 ben motivato: “Un voto basso insegna più di mille lodi”. Il problema non è il giudizio in sé, ma come viene gestito: se l’insegnante spiega l’errore e aiuta a correggerlo, quel “non sufficiente” diventa un passo avanti. Servirebbe un patto educativo tra scuola e famiglia, dove il rigore non sia visto come crudeltà, ma come strumento di crescita. Perché, come scrive un lettore, “una scuola in cui un genitore non contesta un’insufficienza è una scuola che funziona”.