Tour de France: Lafay nell’ultimo chilometro beffa tutti

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di Davide Pitocco

La seconda tappa di questo Tour de France riparte con Adam Yates in maglia
gialla e con Pogacar che ha già guadagnato 4’’ su Vingegaard e gli altri big. Il
primo tra gli italiani è Giulio Ciccone che ha un ritardo di 43’’. Si corre ancora
in terra di Spagna, tra tori, corride e sensuali balli di flamengo, ma certamente
oggi gli appassionati vogliono ammirare le pedalate agili dei favoriti che si
daranno battaglia sui cinque GPM che contraddistinguono la tappa più lunga di
questa edizione della Grande Boucle, ben 208 km. I corridori dopo 81,3 km
affronteranno il Col d’Udana (terza categoria di 4,5 km con pendenza media del
5,1%), al km 87,6 la Cote d’Aztiria (quarta categoria di 2,7 km al 5,3% medio),
al km 140,9 la Cote d’Alkiza (terza categoria di 4,2 km al 5,7% medio), la Cote
de Gurutze (quarta categoria di 2,6 km al 4,7%) e al km 192,4 lo Jaizkibel (8,1
km al 5,3%). Dall’ultima salita mancheranno ancora 16 km. Probabilmente non
è ancora una volta tracciato favorevole alle ruote veloci, piuttosto si attende la
vittoria di un finisseur. Purtroppo dopo il ritiro di Mas registrato già nella
giornata di ieri, dopo la caduta che l’ha visto coinvolto anche Carapaz deve
abbandonare la corsa, andando a perdere così il tour uno dei suoi protagonisti.
La bandiera a scacchi segna l’inizio delle ostilità tra squadre e corridori alle
12:15. Dopo appena nove chilometri un trio di fuggitivi cerca di conquistare la
gloria eterna di vittorie che solo l’Olimpo del Ciclismo può donare: Powless,
Cavagna e Boasson Hagen, nonostante il forte vento laterale dopo 25 km di
corsa riescono ad ottenere 3 minuti di vantaggio sul gruppo che per ora, vista
anche la distanza dal traguardo, sembra non preoccuparsi della fuga. Intanto il
campione in carica Vingegaard manda un saluto alle telecamere. In plotone per
ora si respira un clima sereno e disteso, come giustamente deve essere tra
sportivi. Alla fine lo sport è competizione, ma anche rispetto ed amicizia, è un
crogiolo di valori che nessuno dovrebbe inquinare, ma tutti si dovrebbero
impegnare a rispettare e a promuovere, non soltanto a parole, ma soprattutto con
l’esempio e con quello che il corretto politichese chiama le buone pratiche.
Quando mancano 170 km il vantaggio è cresciuto ulteriormente, ora si
registrano ben 4’30’’: nel terzetto per la cronaca Boasson Hagen ha già vinto tre
tappe al Tour, nelle edizioni del 2011 e del 2017. Per adesso il gruppo pedala
mantenendo un’andatura turistica.
Allo sprint intermedio il corridore norvegese in fuga si aggiudica il traguardo.
Bisogna aggiungere che i compagni di fuga non hanno sprintato concedendo
l’onore della vittoria al veterano sprinter della TotalEnergies.

In testa al gruppo è la Uae-Emirates di Pogacar e della maglia gialla Adam
Yates a lavorare per ridurre il margine di Powless, Boasson Hagen e Cavagna.
Nelle prime posizioni anche il nostro Matteo Trentin. La fuga ha 3’45” a 114 km
dal traguardo. L’azione della Uae si è resa necessaria, perché altrimenti Powless
avrebbe potuto accumulare anche un vantaggio a doppia cifra sui 10’ ed allora il
simbolo del primato sarebbe stato a rischio.
La tappa di oggi è molto nervosa, le squadre dei velocisti proveranno a non
spendere troppe energie per concentrarsi sul traguardo di domani più adatto alle
loro caratteristiche. Intanto Cavagna è vittima di una caduta e perde contatto dai
compagni di fuga.
Il vantaggio è ridotto a 2’40’’. Il norvegese e Powless proseguono di comune
accordo, ma il punto chiave di questa seconda tappa sarà la salita dello
Jaizkibel, che culmina a meno di 20 km dal traguardo
Moscon intervistato prima della partenza ha detto: Oggi un’altra tappa piuttosto
nervosa. Speriamo di non incappare in qualche caduta e di risparmiare le
energie per domani, traguardo ideale per noi velocisti.
Matteo Trentin intanto è vittima di una caduta, fortunatamente senza
conseguenze. La UAE continua con attenzione massima a tenere alto il ritmo,
altrimenti i fuggitivi potrebbero guadagnare ulteriori 2 minuti. Pogacar in questo
momento ha perso il suo regista, ma fortunatamente non dovrebbe correre rischi
essendo una classica tappa mangia e bevi senza troppe insidie.
Quando mancano 50 km il vantaggio del duo di testa è di 2’ 25’’. La squadra
della maglia gialla è sempre in testa a scandire il ritmo, ma la strada è ancora
lunga e difficile. Naturalmente man mano che ci si avvicina all’arrivo, anche
l’appetito degli altri team cresce ed allora di certo cominceranno a lavorare per
portare i loro finisseur nelle posizioni migliori.
Anche Egan Bernal intervistato ha dichiarato: Sono contento di essere a questo
Tour, la condizione è buona ed è in crescita, soprattutto spero di esserci
nell’ultima settimana. Se penso a 18 mesi prima, quando rischiavo di morire,
ora ho ritrovato la serenità e voglio tornare a lottare per vincere di nuovo un
Tour.
La Jumbo Visma per ora si mantiene nelle retrovie, conserva le forze per le
grandi tappe di montagna, invece la UAE ha un comportamento pimpante e
scoppiettante come il suo capitano Pogacar.
Anche Bettiol in mattinata ha lasciato dichiarazioni per il ritiro del suo capitano,
Carapaz: Per la squadra non cambia nulla, proveremo a fare del nostro meglio e

a vincere più tappe possibili. Oggi tutti vorranno andare in fuga, insomma una
tappa difficile.
Il vantaggio dei fuggitivi adesso scende ancora, siamo a 2’, prima dell’ultimo
rifornimento.
Durante la penultima salita Boasson Hagen non riesce a mantenere la ruota del
compagno e così con appena 1’50 di vantaggio Powless prova a fare sua questa
tappa, indubbiamente troppo pochi per nutrire molte speranze di portare in porto
questa fuga, ma nulla ancora si può dire. Attualmente la Jumbo sta guidando il
plotone. Il corridore statunitense sta cercando di correre una vera e propria
cronometro con sé stesso per tentare di arrivare al traguardo in solitaria.
Mancano 25 km, ma bisogna ancora scalare lo Jaizkibel.
Purtroppo il gruppo sta mangiando sempre più secondi, 1’20’’. Alanphilippe è
concentratissimo nell’affrontare la salita dietro alla maglia bianca di Pogacar.
Cicconde pedala ancora nel gruppo dei migliori. Allo scollinamento ci sono 8’’
di abbuono e quindi chissà quali saranno le energie dei big per andare a
conquistare questo succulento premio.
Il distacco è sceso sotto il minuto. Mancano 3 km allo scollinamento e la
selezione tra i corridori è diventata atroce. Powless ormai è nel mirino dei
migliori. Pogacar sembra interessato all’abbuono, perché per la vittoria al Tour
anche pochi secondi possono alla fine risultare fondamentali. Tra gli italiani
pedalano ancora molto bene sia Ciccone che Bettiol. Alanphilippe di nuovo in
difficoltà con questo ritmo e per la seconda giornata il francese pagherà diversi
secondi prima del traguardo. L’impulso dato da Rafa Maika sta facendo soffrire
molti corridori. Il pubblico basco sul ciglio della strada incita tutti. Pogacar e
Vingegaard sono spalla a spalla. Tutti cercano di tenere le ruote di questo
gruppetto. Siamo alle porte della volata per gli abbuoni. Si attende la scintilla.
prima dello scollinamento. Probabilmente la maglia gialla tirerà la volata di
Pogacar. Sembra l’arrivo allo sprint di un gruppo compatto. Sarà scontro diretto
tra i due favoriti alla vittoria finale. Simon Yates parte, ma è chiuso dal fratello
e da Pogacar. Vingegaard sprinta in modo furioso, ma lo sloveno si lancia e
ottiene l’abbuono mentre il danese resta sempre a ruota. Tra ieri e oggi si sono
viste due accelerazioni bestiali di Pogacar. L’atteggiamento dei due atleti è
completamente antitetico. Vingegaard ha una tattica più conservativa in questo
momento, lo sloveno invece vuole mostrare da subito di poter essere il più forte.
Alla fine della discesa i due big vengono riassorbiti da un ristretto plotoncino.
Vingegaard può contare su due compagni e in questo momento stanno
controllando la situazione per mantenere alto il ritmo ed evitare fughe

dell’ultimo secondo. La tappa è stata dura e la volata non sarà agevole. Con il
numero 43 anche Bettio potrebbe tentare la volata andando a cercare la ruota di
Van Aert: Fiammata di Peacock che ci ha provato, ma subito ripreso. Con
determinazione anche Ciccone vuole dire al gruppo che c’è e si tiene a ruota dei
migliori. Non bisogna prendere la volata troppo indietro. Bettiol dovrebbe
risalire qualche posizione. Lafay però fa il buco nell’ultimo chilometro
scombussolando tutti i piani. Sta andando fortissimo. Van Aert parte
lunghissimo, ma alla fine riesce a strappare la vittoria, nonostante il ritorno
degli avversari. Van Aert forse doveva partire più lungo, ma se lo avesse fatto
Pogacar che ormai aveva battezzato la sua ruota, lo avrebbe saltato agevolmente
prima del traguardo.