Capisco poco di tanto e nulla di parecchio, ma capisco bene l’importanza del dubbio. Passeggiando lungo viale Regina Margherita, il dubbio mi suggerisce: tranciare con una ruspa, ma vale per un qualsiasi altro arnese, le delicate radici del pini marittimi è proprio il massimo che l’intelligenza umana possa produrre? Dirà l’intelligenza, o il suo poco affidabile surrogato di stanza a Pescara, di stare tranquillo: ultimato il lavoro, le radici saranno ricoperte con uno strato abbondante di terra super nutriente. Infatti, a monte del cantiere si può già ammirare la versione definitiva del lavoro. Una figata.
Il dubbio, però, sa essere impertinente e insiste affinché io mi interroghi: sotterrare le radici danneggiate garantisce il pieno recupero della loro efficienza e la stabilità dell’albero? Boh. Pur volendo crederci a tutti i costi, non prescinderei dalle migliori condizioni meteo possibili perché la natura avrà bisogno di tempo. Dunque, non le condizioni promesse dall’arrembante inverno. Siamo già sfigati a sufficienza e mi pare non ci basti… Un filino di paura, almeno un filino, sarebbe il caso di provarla. Cosa succederà quando arriveranno neve e burrasca? L’intelligenza, quella vera, secondo me dirà precisamente quello che dirà il dubbio: non è certo che i pini resisteranno! E se andranno giù, come successo a settembre, guarda caso, su viale Regina Margherita, qualcuno, nei dintorni di Piazza Italia, la ruspa dovrà mettersela lì. Proprio lì.
di Libero de Foscolo Ortis