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      Corneli (Consorzio Rilancio Vestino): “Con la riforma del Superbonus, guadagna solo chi ha i soldi”

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      Florio Corneli, presidente di Federmanager Abruzzo e Molise e del Consorzio Rilancio Vestino, che raggruppa una trentina di aziende, è particolarmente deluso dalle decisioni prese dal Governo Meloni sul Superbonus 110%. “Prima guadagnava chi lavorava, con la riforma guadagnerà chi ha i soldi”, dice.

      Florio Corneli, presidente di Federmanager Abruzzo e Molise e del Consorzio Rilancio Vestino, critica la riforma del Superbonus: “Modo confuso e arruffone di intervenire”

      Venerdi è stato l’ultimo giorno utile per presentare le domande del Superbonus 110%. E’ arrivata una valanga di richieste, i comuni sono andati in tilt e ci sono tantissime proteste a conferma che il Governo non sta gestendo al meglio questa materia. Cosa ne pensa? “È un ennesima prova di un modo confuso e arruffone di intervenire su un provvedimento che aveva l’unico demerito di avere contribuito a riportare la crescita del Pil a livelli delle nazioni che vantano la crescita più alta e, senz’altro, ai primi posti in Europa. Ogni intervento successivo tende a sterilizzare questa iniziativa partendo dal presupposto di notizie che, quando non sono false, sono sicuramente tendenziose”.

      Si inizia a parlare di una proroga di un mese per la presentazione delle domande: basterà, ammesso che verrà concessa, per evitare il caos? “Qualsiasi provvedimento postumo diventa utile per rimediare, almeno in parte, a quanto di oltraggio è stato fatto a chi, in queste iniziative, ha investito lavoro, ingegno e denaro, ma è sempre una pezza a colori per cercare di nascondere il proditorio intento di affossare la legge”. 

      Lei è presidente del Consorzio Rilancio Vestino, che raggruppa diverse aziende: come impatta sulla vostra gestione la massa dei crediti fiscali? “La risposta a questa domanda, a mio avviso, nasconde la vera ragione per cui si affossa l’iniziativa del Superbonus 110%. L’accesso al credito costava quasi 10 punti e i margini di utile erano ad appannaggio dei tecnici delle imprese e dei fornitori. Oggi l’accesso al credito, quando lo si ottiene, arriva a costare quasi 30 punti percentuale. Insomma, ieri guadagnava chi lavorava, oggi è retribuita la rendita finanziaria: guadagna chi ha i soldi. È evidente che i crediti bloccati nel cassetto fiscale con l’impossibilità di cederli rendono incerta la vita di molte imprese, ma soprattutto rendono impossibile la ripresa delle attività. Nessuna impresa, se non ad alta capitalizzazione, lavora per trovarsi in mano, invece del denaro, dei crediti che non riescono a cedere a nessuno. È sicuramente un  modo per favorire la grande impresa e affossare le imprese medie e piccole”.

      Come cambieranno la domanda e l’offerta nel settore edilizio, nei prossimi anni, se per il Superbonus rimarrà di decalage indicato: 90% nel 2023, 70% nel 2024 e 65% nel 2025? “L’edilizia viene da una sofferenza decennale. Bastava vedere il numero delle gru presenti nella nostra provincia in modo quasi inesistente e pensare alle gru che erano presenti negli anni ’60 e, guarda un po’, allora c’era il boom economico. Fino al 2019, anno della legge del Superbonus 110%, abbiamo assistito a una depressione economica altissima. Da oggi, sicuramente, vedremo un forte arretramento dell’edilizia privata. Il Pnrr potrebbe dare un buon contributo. Finora, però, i finanziamenti declamati dall’amministrazione pubblica difficilmente si sono trasformati in cantieri aperti”.

      Secondo le stime, il ridimensionamento del Superbonus porterà allo Stato un risparmio di 4,5 miliardi di euro, ma non viene calcolato l’impatto negativo derivante dal minor lavoro. “Sono tutte fake news che servono a paludare di valore economico delle iniziative che, in realtà, di economico hanno nulla, anzi costituiscono un disvalore economico. Basta prendere i dati elaborati dal Censis per scoprire che, a fronte dei 60 miliardi di euro di investimenti (sgravi fiscali), il valore della produzione è quasi di 80 miliardi di euro nell’edilizia, a cui si aggiungono 36 miliardi di euro di produzione in altri settori. L’occupazione totale attivata è stimata in 900mila unità. Il maggior gettito fiscale a beneficio dello Stato è di circa 43 miliardi, per cui rimarrebbero da coprire circa 17 miliardi (in quattro anni) peraltro abbondantemente offerti dal Pnrr (14 miliardi): basta finanziare la ristrutturazione energetica e sismica degli edifici residenziali e altre poste che, complessivamente, vanno ben oltre i 17 miliardi di euro. La riflessione andrebbe fatta anche su altri piani delle tante ricadute che si ricollegano alle misure. Gli impatti sul piano produttivo e settoriale, quelli sull’occupazione in generale, sullo sviluppo di nuove competenze, sull’integrazione di filiera necessaria alla gestione di un processo complesso e di vasta portata, senza dimenticare la spinta alla creazione di valore per le famiglie proprietarie”. (cro.pe.)

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