È del brigatista rosso Lauro Azzolini il nuovo nome nella lista degli indagati della Procura della Repubblica di Torino. Gli inquirenti piemontesi, che hanno riaperto il caso per volontà del figlio della vittima sull’omicidio dell’App. dei carabinieri Giovanni D’Alfonso, deceduto a seguito di un conflitto a fuoco con le brigate rosse il 5 giugno 1975, hanno aggiunto così un elemento di novità nella ricerca di quel “mister X” che da troppi anni manca all’appello dei responsabili. Infatti, da quella mattina di quasi 48 anni fa, non si è mai saputo chi fosse stato materialmente ad uccidere il carabiniere di Penne alla cascina Spiotta di Arzello di Melazzo (Al), in quella violenta sparatoria in cui perse la vita anche Margherita Cagol, moglie di Renato Curcio, capo storico del sodalizio terroristico rosso e primo indagato di questa ulteriore indagine. Con la fissazione dell’udienza in camera di consiglio presso il Tribunale di Torino prevista per il prossimo 9 maggio, si apprende che dovrà essere revocata la sentenza con cui era stato prosciolto Lauro Azzolini, perché già indagato in un supplemento di indagine risalente al 1987 su questo caso, riportandolo così al ruolo di indagato. L’ex terrorista era un appartenente del cosiddetto “gruppo reggiano” delle B.R. e partecipò attivamente in diversi eventi criminosi. Dirigente esperto soprattutto del settore logistico-operativo, fece parte dal 1976 del comitato esecutivo dell’organizzazione e svolse un ruolo importante nel processo decisionale e nelle scelte politiche prese dal gruppo terroristico nel corso del sequestro Moro. Arrestato nell’ottobre 1978 a Milano nell’appartamento di via Monte Nevoso, venne condannato all’ergastolo, non scontando mai la massima pena usufruendo di vari benefici. Ma nella vicenda in cui rimase coinvolto l’App. D’Alfonso sembrerebbe che a breve siano resi noti altri nomi finora rimasti nell’ombra, personaggi citati nel libro-inchiesta “Brigate Rosse – L’invisibile” scritto da Simona Folegnani e Berardo Lupacchini sul caso della cascina Spiotta, da cui gli inquirenti avrebbero tratto spunti utili per il prosieguo delle indagini.

Giovanni D’Alfonso