Lucio Matricciani, ammettiamolo, ha il suo fascino. Non solo per i capelli nero pece – tintura ecosostenibile o parrucchino? – e per la perenne incazzatura impressa a fuoco su una faccia segnata dal tempo: ha il fascino di chi la sa lunga, di chi sta avanti. Infatti, mentre tutti noi ci arrovellavamo su argomenti puerili, il presidente del Consiglio comunale di Spoltore ha trovato il motivo davvero ostativo alla fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore: il canile. Eh sì, perché Nuova Pescara diventerà una fregatura per Spoltore, sostiene Matricciani, in quanto dovrà ospitare il canile della Grande Città, mentre la sede della Regione rischierà di finire a Pescara, nell’area di risulta della stazione. Non va bene! Don Lucio, siamo seri, ha ragione per tanti motivi. Uno su tutti: le scelte vanno condivise.
Ora sforziamoci di analizzare pragmaticamente la situazione. Il palazzo della Regione potrà essere tirato su anche a Spoltore e Montesilvano. Un terreno, magari di amici o parenti, da qualche parte un politico con i controcazzi lo farà uscire. Il canile, invece, non lo vuole e non lo vorrà nessuno. Serve una soluzione. Quella che metterebbe tutti d’accordo è anche la più semplice: non avere più il canile. Oddio, evitiamo fraintendimenti: non penso alla soppressione delle povere bestiole. Penso alla loro liberazione. Vivono in gabbia, sono carcerati ma innocenti e nel giubilo della nascita di Nuova Pescara si potrebbe pensare a un’amnistia. Tutti liberi! Liberi tutti!
Però, ripercorrendo la tragicomica vicenda della Fusione – dalla data del Referendum, otto anni di chiacchiere e stronzate varie – , intravedo delle problematiche di ordine burocratico. Dove andranno liberati i cani del canile che ora si trova a Pescara? Proposta: una quota paritaria per ogni comune. Trentatré per cento a Pescara, 33% a Montesilvano e 33% a Spoltore. Mi sembra sensato. A questo punto, entra in scena la politica, che genera burocrazia, problemi e perdita di tempo. La soluzione, pur piacendo, dovrà essere approvata. Quindi, occorrerà un regolamento. E chi lo redigerà? L’apposita commissione. E chi nominerà la commissione? La maggioranza dei due terzi di ciascun consiglio comunale. Bene. Ma non c’è commissione senza un presidente. Domanda: il presidente dovrà essere espressione di Pescara, di Spoltore o di Montesilvano? In questi ultimi due comuni alzeranno le barricate: “non potrà essere di Pescara perché altrimenti saremo trattati come periferie”. Pescara potrebbe smarcarsi: “fate quello che cazzo vi pare, purché si proceda”. Da Montesilvano qualcuno obietterà che, formata la commissione e nominato il presidente, ci sarà da decidere la data della liberazione dei cani. Servirà una data che andrà bene a tutti e che contempli la possibilità di una deroga. La deroga e la data dovranno essere votate a maggioranza di due terzi di ogni consiglio comunale. Spoltore preciserà che va bene tutto, ma bisognerà garantire il gettone di presenza e un giorno di ferie a tutti i componenti. Montesilvano premerà affinché venga rispettata l’integrità antropologica del Colle. Luciano D’Alfonso, di fronte a un problema, si sentirà chiamato in causa e indirà una conferenza stampa per offrire una soluzione di cui nessuno capirà una beata mazza.
Siamo ottimisti. Alla fine, magari con una botta di culo, verranno messi tutti d’accordo. Però… c’è sempre un però. Se in ogni comune verrà liberato il 33% dei cani, la somma farà 99. Come si farà con l’1% rimanente? D’Alfonso farà un’altra conferenza stampa e, stavolta, risolverà il problema: l’1% rimanente verrà liberato a Chieti, quale atto propedeutico alla nascita della Città Metropolitana. A Chieti potrebbe andare bene perché quell’1% dirà a tutti che la Città di Achille esiste davvero. Però… e ci risiamo. A un certo punto il vice sindaco teatino Paolo De Cesare urlerà che a Chieti vogliono liberare solo l’1% per cento dei cani perché Pescara mira a vendicarsi della sconfitta nel derby del 2001. E che, comunque, la decisione non potrà mai prenderla il sindaco, semmai un’apposita commissione eletta con il voto di due terzi del consiglio comunale e il presidente dovrà essere lui, inteso come De Cesare, perché di derby e di cani ci capisce.
Siamo molto ottimisti. Anche Chieti troverà la quadra. Però…. riecco il problema della data. Era stata decisa senza interpellare i teatini. Ripartiamo. Dovrà essere eletta una commissione, con la maggioranza di due terzi stavolta dei quattro consigli comunali. Spoltore ribadirà che serviranno gettoni di presenza e ferie, Montesilvano vigilerà sull’integrità antropologica del Colle. D’Alfonso farà un’altra conferenza stampa e, grazie ai pareri di gente autorevole che conosce solo lui, la data verrà indicata. E potrebbe andare bene. Ma rimarrà il problema annoso della seconda data perché una proroga non si nega a nessuno.
A quel punto i cani si dichiareranno prigionieri della politica, cosa ben diversa dall’essere prigionieri politici, rinunceranno all’amnistia e manderanno tutti a fare in culo. Noi faremo la stessa cosa. A Spoltore, però, diranno che non è che vai lì così, come se niente fosse. Bisognerà mettere su una commissione, votata con i due terzi di ciascun consiglio comunale. E chi la presiederà? E chi deciderà la data? E, poi, per andare a fare in culo occorreranno un giorno di ferie e un gettone di presenza, oltre alla tutela dell’integrità antropologica del Colle di Montesilvano e qualcosa per quel cazzo di derby del 2001.
Alla fine, io una cosa l’ho capita e un’altra no. Ho capito che se vogliamo costruire qualcosa da queste parti conviene lasciar stare i politici e parlare con i cani. Non ho capito, invece, se Matricciani usa una tintura ecocompatibile o un parrucchino. Ma, poi, cosa ce ne frega?
di Libero de Foscolo Ortis