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      Alessandro D’Alonzo sul taglio di alcuni alberi a Pescara

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      “Continua la campagna di disinformazione sugli alberi. Una campagna martellante che porta alcune associazioni e alcuni politici di opposizione che si dicono ambientalisti, ad attaccare costantemente i tecnici del Comune e le professionalità di cui si avvale l’amministrazione, per ciò che riguarda il patrimonio arboreo.

      Anche nelle ultime ore c’è stata una contestazione del tutto pretestuosa e infondata, come se la politica decidesse di tagliare alberi in città a seconda del meteo. Non è così. E, per rispondere a questo attacco, vogliamo ribadire che il Comune si affida al lavoro dei tecnici e gli alberi pericolosi da abbattere ci vengono indicati dai tecnici. I numeri di questi alberi sono gli stessi che ha in mano anche la minoranza (a seguito di un accesso agli atti): numeri che raccontano di un piano di abbattimento UNICO, già avviato e diviso in tranche, nulla di nuovo.

      Corre l’obbligo di smentire chi annuncia una sorta di sterminio che comprenderebbe anche “le pregiatissime querce che caratterizzano il paesaggio collinare e tra le quali ci sono degli esemplari centenari”. Bene, le querce da abbattere si contano sulle dita di una mano e non possono essere in alcun modo recuperate (altrimenti lo avremmo fatto). Ed è fuorviante adottare un approccio di tipo romantico, su questo tema, anche se a qualcuno può fare comodo. Il criterio guida nelle valutazioni effettuate sugli alberi, è infatti, di tipo squisitamente tecnico (non ci vuole uno scienziato per leggere le schede di valutazione relative agli alberi esaminati, già rese pubbliche nei mesi scorsi). Ci rendiamo conto però che fa gioco, politicamente, descriverci come degli abbattitori seriali di alberi.

      Tutto parte, dobbiamo ricordarlo, dalle indagini di stabilità effettuate sugli alberi stessi, conferite – attraverso incarichi – a personale altamente specializzato, e credo che non sia opportuna l’ingerenza di persone non addette ai lavori che si sentono deputate a sindacare su protocolli consolidati e accettati dal punto di vista forense e di metodologia, sia a livello nazionale e internazionale.

      Certo, le metodologie variano, quello degli alberi è un tema “aperto”, ma il Comune si muove seguendo i protocolli più avanzati, cioè seguendo le indicazioni della scienza, come fanno altri Paesi. Anche in passato, con altre amministrazioni dello stesso colore di chi adesso pontifica, ci si è mossi seguendo dei precisi protocolli, perché – bisogna ricordarlo – anche in passato sono stati tagliati gli alberi, e credo che la politica dovrebbe fare un passo indietro e tacere di fronte a protocolli consolidati e di fronte alla ‘scienza’, nel rispetto delle competenze di ciascuno.  Quando si taglia un albero – perché VA TAGLIATO e non perché a qualcuno PIACE farlo – vengono attuate misure compensative, con nuove piantumazioni, anche questo va detto.

       Una visione romantica di questo tema, si diceva, si sposa poco e male con le valutazioni degli esperti e dei tecnici che, senza tema di smentite, non possono accettare ingerenze, soprattutto quando si parla di pubblica incolumità da tutelare. Il rispetto e l’amore per il verde sono massimi da parte di tutti e non hanno colore politico, ma bisogna sempre ragionare e muoversi nei limiti, senza correre il rischio di arrecare danno alle persone, perché sappiamo le conseguenze che può provocare un crollo.

      Quanto alla protezione del verde, che per le associazioni il Comune di Pescara salterebbe a pie’ pari, sugli alberi adulti le cure non possono essere le irrigazioni ma i trattamenti di difesa fitosanitaria o i trattamenti con sostanze fitostimolanti: checché se ne dica, sempre su indicazione dei tecnici, vengono somministrate sostanze rigeneranti sulle piante adulte. Concludiamo ricordando che anche gli alberi hanno un ciclo di vita, che ha un inizio e una fine. E la pericolosità non può essere tollerata, in un territorio urbano. È importante sì la cura ma anche puntare a rinnovare il verde, come stiamo facendo, sostituendo le piante morte e quelle pericolose con piante giovani, per questa e per la prossima generazione, altrimenti chi arriverà dopo di noi – le future generazioni – troverà solo piante morte che comunque andranno sostituite”.

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