di Davide Pitocco
Il Courchevel è una salita che sembra non terminare mai. Nel Tour del 2000 con uno scatto continuo Pantani seleziona il gruppo maglia gialla. Ad un certo punto allunga e Armstrong sale del suo passo e per la prima volta in tutta la corsa non risponde all’attacco. Il Pirata in quel giorno si è diretto verso il suo ottavo successo di tappa alla Grande Boucle. Quando mancano 16 km all’arrivo dal fondo del gruppo maglia gialla, parte il Pirata spostato tutto sulla destra, veloce come un colpo di pistola, letale come il morso del cobra. Livingstone addirittura lo affianco per cercare di scoraggiare la sua azione, sono giochi psicologici che in corsa avvenivano, ma se per caso il corridore è forte e sta bene, si arrabbia ancora di più e dopo non ce n’è per nessuno. Il texano in giallo rientra con calma, mentre tutti i suoi gregari non riescono a tenere il ritmo del romagnolo. Da quel momento inizia un grande poema epico, saltella sui pedali, con le mani basse sui pedali esegue una serie di scatti e controscatti. Subito cede Livingstone. Vede i fuggitivi e vuole andare a riprenderli. Non si volta mai indietro, a lui interessa solo quello che sta davanti. Accelera di continuo fino a formare un duetto con il temibile avversario. Lance si scatena e prova a partire con Marco che rimane a ruota. Per ora il fenomeno è il texano, ma bastano pochi minuti per cambiare la storia. Spinge un lungo rapporto, mentre la maglia gialla va sempre in agilità. Allora Pantani scatta di nuovo, ma sembra essere sempre incollato alla sua ruota. Si continua a dire che sia di un altro pianeta, ma è chiaro che la brillantezza dei primi giorni sia andata perduta e se ne accorge anche il nostro Marco. Continua la sua azione. Pimpante e brillante come una fresca primavera. L’americano gli sta sempre a ruota. Per farsi dare dei cambi deve rallentare l’andatura. Il mito sta per scrivere una delle sue leggende più grandi. I fuggitivi si sgretolano sotto i colpi di pedale del Pirata. I secondi non sono mai abbastanza per chi sta lassù sperando in una vittoria, ma dietro a guidare l’inseguimento c’è un uomo in rosa che ha voglia di far volare i propri sogni e quelli di tutti coloro che amano il ciclismo eroico. Come passano i chilometri lo strapotere del texano si riduce sempre più. Il volto granitico ed imperscrutabile dell’americano porta i segni della sofferenza. Non offre cambi al campione italico. Se ne sta lì a ruota come un comune corridore che cerca di non essere umiliato dal campione e questa volta il più forte, il marziano, l’extraterrestre è un uomo piccolo che viene dalla provincia romagnola. Davanti a Marco è rimasto solo Jimenez. Ed allora parte Pantani! Nessuno risponde e così come un’aquila solitaria va a prendersi quelle vittoria che tutti desideravano, staccando il campione texano e guadagnando 1’30’’. Il suo nome ha echeggiato per l’ultima volta come sportivo del momento. Tutti erano incollati alla televisione in quel caldo pomeriggio di luglio, tutti che gridavano: Dai l’ha staccato, stavolta ce la fa! L’ha staccato! Questo avveniva nel 2000. Oggi nel 2023 nel giorno della tappa numero quindici di questo Tour de France Pogacar e Vingegaard potrebbero far rivivere quelle gesta e quelle emozioni che hanno infiammato gli animi degli appassionati di ciclismo. Lo sloveno dopo la cronometro di ieri si trova con un distacco di 1’38, Pantani ne aveva quasi dieci da Lance, ma attaccando lungo le rampe del Courchevel con una serie di scatti e controscatti è riuscito a fiaccare le gambe del rivale ed è riuscito a prendergli addirittura 1’30’’. Nulla è perduto, dipende dalla voglia di rivalsa della maglia bianca, perché il mito vorrebbe scrivere una nuova pagina di storia da tramandare ai posteri, in modo tale che un giorno si possa dire, io c’ero, io l’ho visto, io posso dire che ho visto cosa ha fatto.
Oggi è l’ultima tappa sulle Alpi e la maglia bianca deve trovare, come accennato sopra, la forza dentro di sé per mettere in discussione tutto. La prova stratosferica della maglia gialla deve certamente aver minato le certezze del rivale, ma ancora tutto è perduto, perché il ciclismo è anche questo, gettare il cuore oltre l’ostacolo. Oggi quindi è una giornata chiave per chi vuole arrivare vittorioso a Parigi. Il Col de la Loze è la cima più alta di tutto il Tour con i suoi 29 chilometri di scalata. Pogacar ha tutto il tempo per far saltare il banco del danese e ribaltare la classifica, tra lui e la vittoria c’è soltanto il mito a frapporsi. Quanto sarà eroico lo sloveno? Spero gli abbiano ricordato che solo i coraggiosi tentano l’impresa e le imprese si possono fallire, ma importanti sono anche le sensazioni che ti rimangono dopo averle tentate.
Oggi deve essere una giornata a cinque stelle per i corridori, ma anche per tutti gli appassionati, perché come non mai negli ultimi venti anni, una montagna, che per noi italiani ha il gusto dolce amaro di un ricordo bellissimo che purtroppo non potrà mai tornare a causa di nostra sorella morte corporale, potrà essere arbitro delle sorti della Grande Boucle.
La tappa è partita alle 12:20. Prima del classico fischio d’inizio la maglia a pois Giulio Ciccone ha dichiarato: Oggi voglio divertirmi ed andare al massimo e mantenere questa maglia.
Subito l’abruzzese si infila nella prima fuga di nove uomini per andare a conquistare così la salita al Cormet de Roselend. Assieme a lui sono transitati Julian Alaphilippe, Jack Haig, Mattias Skjelmose, Ben O’Connor, Kevin Vermaerke, Gregor Mühlberger, Krists Neilands, Chris Harper.
Andando verso il Cormet de Roselend il gruppo dei fuggitivi è cresciuto fino a 33 unità. Anche qui Ciccone è transitato per primo andando ad incrementare i punti per la vittoria finale del simbolo del miglior scalatore. Sul secondo colle nessuno ha conteso il primato allo scalatore nostrano e comunque mentre sprintava nei suoi occhi si leggeva una determinazione veramente fenomenale.
Intanto dietro gli uomini della Jumbo Visma non lasciano andare troppo la fuga, evidentemente Vingegaard vuole provare a vincere la tappa. Fino ad ora il vantaggio dei battistrada si è attestato su 1’48’’.
Per la cronaca, la sfortuna continua a perseguitare Pogacar: mentre pedalava in gruppo ha toccato la ruota posteriore di un corridore, cadendo a terra e procurandosi una ferita evidente al ginocchio.
I battistrada guadagnano un altro mezzo minuto. Ora stanno affrontando un tratto in discesa e pianura prima di iniziare l’ascesa a la Cote de Longefoy di 6,7 km con pendenze del 7% e punte massime al 9%.
Ora il gruppo maglia gialla sale con 2’50’’ di ritardo. Pogacar a questo punto potrebbe aspettare gli ultimi cinque chilometri per provare a staccare il rivale e andare anche a prendere gli 8’’ di abbuono. Probabilmente lo stesso Vingegaard potrebbe andare a fare un bel ritmo per prendere in contropiede il rivale. Intanto anche su questo GPM Ciccone sta cercando di conquistare altri punti per consolidare la sua maglia. Ieri nella crono ha fatto una scalata impressionante secondo solo al tempo fatto dalla maglia gialla sullo stesso tratto di percorso.
Tra due ali di folla il corridore della LIdl Trek va a transitare per primo anche su questo GPM. A questo punto deve sperare che nessuno dei big in particolare la maglia gialla non transiti per primo sul Col de la Loze, perché, essendo la cima più alta del Tour, sono stati assegnati 40 punti.
I corridori sono attesi da una discesa di dieci chilometri molto tecnica durante la quale è consigliato stare nelle prime posizioni. Egan Bernal in un tornante scivola perdendo aderenza alla ruota posteriore, ma fortunatamente si rialza senza nessuna conseguenza. Per lui seconda caduta a questo Tour. Per il colombiano però è già una vittoria vederlo di nuovo pedalare in corsa, dopo che sei mesi fa si è schiantato contro un pullman, non potendo nemmeno più camminare con un numero incredibile di ossa fratturate, quindi tutto quello che lui conquisterà in corsa, sarà sempre motivo di alzare le braccia al cielo per festeggiare di essere ancora in vita a giocarsi le sue chances.
Si avvicinano ai fatidici 35 chilometri dal traguardo. Il momento cruciale di tutto il Tour ormai è imminente. Per i battistrada sarà importante vedere come approcceranno la salita per capire se qualcuno di loro potrà puntare alla vittoria di Courchevel: infatti devono averli avvisati che il gruppo sta rinvenendo in modo prepotente ed allora con cambi regolari anche loro stanno imprimendo un ritmo indiavolato per non perdere i minuti conquistati fino ad ora, 2’40’’. Skjelmose sta lavorando per Ciccone, lui che inizialmente era il capitano della Lidl Trek, ma che all’occorrenza si è messo al servizio di un compagno per un importante traguardo. Purtroppo l’abruzzese si lascia sfilare dai battistrada. Evidentemente le energie profuse nel primi GPM, ora si fanno sentire. Bisogna dire che sabato l’abruzzese può ancora giocarsi la conquista definitiva della maglia a pois.
Il gruppo Vingegaard ha 2’38’’ dai 20 corridori al comando. Ciccone ed altri invece sono stati superati anche dai big. Nonostante stiano salendo di altitudine, il calore del sole è sempre molto forte. Diversi corridori si sono fatti dare cubetti di ghiaccio da mettere sul collo, sono state passate borracce e gel, tutto quello che può essere di conforto per questo finale incandescente non soltanto come temperatura. Tutti i fuggitivi si sono arresi, ma purtroppo anche Pogacar ammaina la bandiera bianca ancora prima della battaglia vera e propria. Ha lottato fino a domenica, evidentemente non lo supportano più e quindi ora sta pagando un prezzo forse troppo alto. Gall intanto aumenta la cadenza e prova la fuga.
Adesso il danese vuole andare a vincere la tappa e parte in solitaria per andare a riprendere Gall e Yates.
Yates e Majka stanno salendo del loro passo, dopo essere stati informati che la maglia gialla ha aperto il gas e vuole andare a conquistare la tappa. Quando arrivano al tratto al 20% Yates sale e strappa sul polacco che ondeggia sulla bicicletta. Gall sembra salire in apnea. Oggi i distacchi saranno importanti: Pogacar paga già cinque minuti. Simon Yates vede in lontananza Gall.
Vingegaard proprio in tratto durissmo è costretto a fermarsi perché una moto, per evitare il pubblico in festa, non riesce a salire ed anche la macchina dietro fa lo stesso. Così il danese è costretto a fermarsi, ma senza mettere il piede a terra, come successo tempo addietro sul Mortirolo al Giro d’Italia. Con questi numeri a meno di un chilometro dal GPM domani sicuramente Ciccone vestirà ancora la maglia a pois. Pogacar scollina tra gli applausi con 6’10’’ di ritardo.
Gall ormai vede l’arrivo, da deve dare tutto sulla bicicletta per evitare il ritorno di Yates che anche lui sta iniziando la rampa. L’australiano prova a fare una volata. Gall si volta, digrigna i denti e va a tagliare il traguardo e con fatica solleva il braccio. Secondo Simon Yates. Ormai Vingegaard ha messo in cassaforte la vittoria. Non ha dovuto attaccare perché Pogacar è andato in crisi durante la salita. Adam Yates conserva la propria posizione perdendo dalla maglia gialla due minuti. Oggi tappa che ha stravolto il Tour. I distacchi sono stati importanti, ma soprattutto ci ha consegnato un Pogacar scarico non solo fisicamente, ma anche mentalmente, forse è venuta a mancare quella rabbia e quella cattiveria che serviva per dire: ci sono anche io e voglio dire la mia, invece queste corsa è stata simile a quella di una nave alla deriva. Onore comunque per quanto fatto fino ad ora per lo sloveno. Si è staccato quando mancano sette chilometri alla vetta de la Loze. Prima del traguardo a mala pena riesce a tenere la ruota di Soler. Cento metri lunghissimi che sembrano non finire mai. Giunge all’arrivo con 7’38’’ dal vincitore.
Domani tappa per velocisti.