E’ morto Quintino D’Alfonso, padre del senatore Luciano

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Ecco il ricordo del politico di Lettomanoppello nel suo post su facebook

Martedì 9 maggio 2023 alle ore 13 a Lettomanoppello ho perso la presenza fisica di mio padre Quintino, fu Francesco.
88 anni di saggezza e di solidità di pensiero oggi diventano patrimonio della comunità dei famigliari e degli amici di mio padre.
Personalmente vengo privato di una forza di trazione insostituibile, poiché nei miei trenta anni di impegno sociale e politico è stato il mio Consigliere finale, il validatore delle mie valutazioni.
Mi ha trasmesso la necessità della valutazione di merito e le sue coordinate, soprattutto davanti alle situazioni più difficili e odiose.
Mi ricordo la sua visita a casa il 16 dicembre del 2008, abbracciandomi mi disse: “hai qualità riconosciute: concentrati, razionalizza documenti e ricordi e difenditi, pensando soprattutto al fatto che i problemi risolti portano un istante dopo crescita e valore”.
Mi ricordo quando mi disse che ad un certo punto della vita “non siamo solo di noi stessi” ma siamo patrimonio collettivo e per questo mi accompagnò a dire di sì per la sfida difficile a favore della città di Pescara, per me che non mi ero sbucciato le ginocchia a Pescara.
Il 9 maggio del ‘78 mi venne a riprendere a Scuola e mi comunicò con poche parole e con uno sguardo impegnato dal dolore, che l’Italia intera stava piangendo la scomparsa di un costruttore di pace. Forse in quell’istante mi iniettò la passione politica.
Mio padre per comunicare componeva parole e lunghi silenzi capaci contemporaneamente di condurre ed educare.
Nelle ultime settimane mi sono posto spesso la domanda, pensando all’identico e anticipato dolore di miei carissimi amici, come farò quando la domenica non potrò vedere sorridente il giacimento di sapienza di mio padre, che ai miei occhi si componeva in un tutt’uno organico con le immagini degli spazi di terra cruda che hanno accolto la domanda di lentezza dei fratelli di mio padre, tutti e quattro minatori e poi dei genitori, i miei nonni.
La terra di Via Pietrara che ha permesso ai miei nonni di generare 5 figli e di realizzare una comunità famigliare costruita sui doveri e sulla rinuncia e poi sulla cultura del dono, quando le esperienze di vita permettevano di costruire l’ingrandimento della fiducia e della relazione personale.
Mi ricordo ancora le parole ascoltate nello spazio mai murato della famiglia di provenienza di mio padre: “L parol nz’ arrazze, le quatrir te bisogn dell parol addrit”.
Mio padre non ha mai sprecato le parole, poiché ha imparato da bambino che le parole sono capaci di fare luce, perché hanno una dirittura. Mi ero prefissato di riparlare con mio padre delle parole della preghiera e di quanta preghiera c’è stata nella sua vita. Lo farò nella città dei Santi, domenica prossima, alzando lo sguardo da via Pietrara, provando a riascoltare i suoi straordinari silenzi educativi.
Pa’ aiutami ad essere all’altezza della tua dignità, fammi arrivare i tuoi suggerimenti, regalami la profondità delle tue domande.