Nella terra di Orazio   Paret – Peintre coglie l’attimo ma per Leknessund tutto è rosa

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di Davide Pitocco

Oggi la carovana rosa affronta la quarta tappa, Venosa – Lago Laceno, 175 km con la prima magica salita del Giro d’Italia, arrivo sul colle Molella con pendenze medie tra i 10 e 12%. I corridori che vorranno far valere la propria forza dovranno impegnarsi per fare la differenza, perché la corsa nasconde delle insidie folli a causa della pioggia fine che tormenta il tragitto.  Sarà di nuovo sfida Roblic ed Evenepoel? 3500 mt di dislivello potrebbero far cambiare molte cose anche in ottica maglia rosa. L’inizio è un continuo su e giù, piuttosto impegnativo e forse qualche corridore potrebbe andare in fuga. Il valico di Monte Carruozzo è pedalabile, ma lungo ed impegnativo. Qui i corridori in fuga possono giocarsi la tappa, oppure cedere il timone al gruppo. Questa tappa non cambierà le sorti del giro, ma forse da qui si capirà chi è in forma e chi ha bisogno di altri chilometri per trovare la giusta condizione.

La partenza a Venosa avviene alle ore 12:30. I corridori di testa danno i primi colpi di pedale ed il gruppo compatto si appresta ad affrontare questa tappa che attraversa la terra di Lucania. Molti si augurano il successo di Domenico Pozzovivo, nato e cresciuto tra queste contrade. Il corridore 11 anni prima aveva trionfato sullo stesso traguardo: È stato il miglior giorno in bici che io possa ricordare.

Intervistato sui segreti di questa quarta tappa ha risposto: È una tappa per cui si prevede una lunga lotta, la prima salita è divisa in tre parti, ma pedalabile, molto tortuosa, poi arriva monte Carruozzo pedalabile non durissima. L’ultima salita è dura, ma non impossibile. Spero di avere tanti tifosi sulla strada. Per me è una tappa iconica e vorrei provarci.

La città della partenza è altrettanto iconica per tutti gli amanti della letteratura latina, perché qui è nato il poeta Orazio, trasferitosi successivamente con i genitori a Roma, ma il suo sogno è sempre stato quello di ritornare in luoghi bucolici come quelli della sua terra natale, appunto Venosa. il poeta latino ci ha lasciato versi immortali come il famoso Carpe diem e Hic et nunc, cogli l’attimo e qui e ora. Nessuno come i ciclisti incarnano la massima oraziana carpe diem, perché tutti quanti alla fine di una tappa intervistati lamentano di non averci provato, ma mai di aver attaccato, anche se alla fine non si sono ottenuti risultati tangibili, cogli l’attimo fiducioso il meno possibile nel futuro.

C’è subito battaglia per far partire una fuga. Nei primi 10 km il gruppo è allungatissimo. Sembra di assistere alla corsa di un serpentone che striscia furiosamente tra filari di campi verde smeraldo.

Un gruppo di una quindicina di corridori riesce a distanziare il gruppo di circa 15’’. Nella possibile fuga si è inserito anche Filippo Ganna. La squadra della maglia rosa si prende la responsabilità di ricucire il distacco prima dell’arrivo delle asperità. Milan e la sua squadra collaborano per riprendere i fuggitivi perché non hanno nessun uomo nella fuga e vorrebbero inserirsi nei successivi attacchi.

Le prime salite sono contraddistinte da diversi tentativi di fuga, ma il gruppo  non lascia speranze e tutti vengono risucchiati nella pancia di questo drago senza pietà che con vampate di fuoco e ferro cannibalizza i sogni di gloria di tutti quei cavalieri che in groppa al loro destriero in carbonio tentano di superare l’occhio vigile del mostruoso controllore.

La corsa registra il ritiro di Lepeira. Sul primo GPM transita per primo Pinot. Al Passo delle Crocelle è lui a tagliare per primo il traguardo. Precede Buitrago, Ghebreigzabhier, Kuss, Leknessund, e Frigo. Fino ad ora è una corsa molto nervosa con continui tentativi di fuga, sempre rintuzzati dalle squadre degli uomini di classifica. La pioggia intanto cade creando un ulteriore problema per i corridori in modo particolare durante le discese.

Dopo lo scollinamento da Passo delle Crocelle la pioggia miete le prime vittime. Tre corridori scivolano sull’asfalto viscido e cadono tra questi Diego Ulissi, che fortunatamente riesce a ripartire e rientrare in gruppo. Intanto la tanto attesa fuga riesce a prendere corpo e sette atleti riescono ad iniziare in solitaria Monte Carruozzo con 3’45’’ sul gruppo maglia rosa. Tra i sette eroi compaiono anche gli italiani Conci e Albanese. Il vantaggio per diversi chilometri si assesta su 4’27’’.

Leknessund è maglia rossa virtuale: i 4’30” di vantaggio darebbero la maglia rosa al norvegese, attualmente a 1’40” da Evenepoel in classifica generale. In questo momento il piccolo coraggioso sarto che con un colpo sconfigge sette giganti è incarnato nel corridore norvegese. Da informazioni che trapelano dalla squadra di Evenepoel, ci sarebbe l’intenzione eventualmente di lasciare la maglia rosa per riconquistarla più avanti. Conservare il simbolo del primato sin dalla prima tappa comunque rappresenta un impegno e un dispendio di energie per la squadra non indifferente.

Mentre Albanese transita per primo sul traguardo di Monte Lucano il vantaggio dei battistrada scende sotto i 4’.

Ghebreigzabhier passa per primo al Valico di Monte Carruozzo, secondo Gpm della tappa davanti a Barguil.

Quando il gruppo transita a 38 km dall’arrivo, Evenepoel si ferma per un problema tecnico e sostituisce entrambe le ruote. La squadra lo attende ed in breve tempo grazie anche all’aiuto dell’ammiraglia riesce a rientrare. Cavallerescamente gli avversari non ne hanno approfittato. I veri amanti del ciclismo vogliono sconfiggere il rivale in sella alla bici, ad armi pari e non sfruttare eventuali accidenti che la strada può infliggere e nel frattempo il margine di vantaggio si dilata fino a 5’.

La nuova maglia rosa al norvegese Leknessund pare ormai una certezza. Il gruppo pedala sornione. Forse è solo la quiete prima della tempesta?

I fuggitivi intraprendono l’ultima ascesa: la loro pedalata è ancora fluida nonostante la pioggia che bagna i loro volti, lavando via il sale del sudore della fatica che scolpisce le loro gambe in blocchi di granito pronti a sprigionare potenza. Alcuni si alzano sui pedali per rilanciare l’azione. Sembrano danzare sul pedali come Niijnski.

Gli inseguitori si disgregano. Gli italiani Conci e Albanese non reggono il ritmo. Si forma un terzetto con Leknessud, Skujins e Ghebreigzabhier. L’eritreo si stacca e poi anche il lettone. Dietro rinvengono in modo molto forte a causa del forcing della Ineos, che fa una selezione feroce degli avversari. Con 2’30’’ il norvegese sale in solitaria. Sembra un vichingo che sulla poppa della nave osserva l’orizzonte laddove la foga della guerra infiamma per la conquista di un sogno rosa che è lì per essere agguantata.

La maglia rosa rimane senza compagni mentre il corridore norvegese scollina assieme a Paret – Peintre. I due dovrebbero collaborare in modo tale il vichingo possa conservare la maglia rosa virtuale.

Taglia per primo il traguardo Paret – Peintre a seguire il norvegese che conquista il simbolo del primato. Il gruppo maglia rosa giunge con circa 2’ di ritardo. Evenepoel ha dimostrato sicurezza e forza, però la sua squadra ha evidenziato dei limiti, lasciando sul primo arrivo in salita il proprio capitano senza gregari che potessero aiutarlo nell’ascesa finale.

Il giovane norvegese dopo aver tagliato il traguardo si commuove fino alle lacrime e intervistato con la voce rotta ancora dall’emozione: La maglia rosa è qualcosa di magico. Ci ho creduto fino in fondo. Si è realizzato un sogno.

La quarta tappa ci lascia con poche certezze e molti dubbi: una certezza, questo giro sarà molto divertente perché abbiamo scoperto che anche il piè veloce achillide Evenepoel ha un punto debole, ovvero la propria squadra e forse sarà lì che i suoi avversari nelle prossime tappe andranno a colpire.