
di Valerio Federico (*)
Il fronte politico animato da Schlein, Conte, Landini e Fratoianni è incapace di diventare maggioranza ed è incompatibile con una proposta politica liberale alternativa alla deriva autoritaria meloniana. È venuto il momento che le forze liberaldemocratiche si uniscano per strutturare un’opposizione comune e credibile
La nuova sinistra italiana sta vivendo una fase di radicalizzazione su posizioni ideologiche che si pensavano finalmente superate e sotterrate nel periodo Letta-Renzi-Gentiloni. Una nuova fase che si è aperta con le misure economiche dei governi di Giuseppe Conte – peraltro promosse o sostenute da parte dell’attuale centrodestra e capaci di affondare i conti pubblici per fornire uno straordinario alibi oggi a Giorgia Meloni – ed è proseguita con l’ascesa di Elly Schlein e la spinta verso un’alleanza con lo stesso Conte e Nicola Fratoianni, finendo per sposare strutturalmente la deriva illiberale e depressiva (e deprimente) di Maurizio Landini.
La nuova sinistra, sconfitta senza alibi da un quorum referendario del quale Riccardo Magi e Landini non erano evidentemente informati, si fonda su tre punti fondamentali. Il primo è l’illusione vetusta e depressiva della difesa del posto del lavoro a tutti i costi a danno di produttività, salari e nuove opportunità. Il secondo è la piazza della kefiah, sempre e comunque, della bandiera palestinese simbolo di un’entità statale ancora in mano ad Hamas, senza vincolare il richiesto riconoscimento a un piano di transizione democratica nonché al disarmo e azzeramento di Hamas (nel 2006 votato a maggioranza nei distretti di Gaza). Il terzo è l’inganno pacifinto del No al riarmo, del No alla deterrenza, della conseguente condanna alla resa degli ucraini e all’irrilevanza dell’Unione europea.
Sono questi i collanti della nuova sinistra, che la rendono incompatibile sia con chi ha l’ambizione in Italia di costruire un’alternativa liberale a Meloni, sia – e questo ha dell’incredibile – con le linee politiche essenziali delle grandi famiglie popolari, socialdemocratiche e liberali europee sulle quali si fonda l’Unione di Ursula von der Leyen, di Emmanuel Macron, di Friedrich Merz e la tenuta politica dei volenterosi a difesa dell’Ucraina e per limitare i danni di Donald Trump.
A fronte della sostanziale irrilevanza dell’Italia meloniana degli ultimi mesi, la nuova sinistra si scandalizza per l’inevitabile attacco israeliano – al peggior stato canaglia del pianeta pronto, evidenze alla mano, a completare il suo programma nucleare militare e intento a fornire droni assassini di civili ucraini – incapace di differenziare l’inaccettabile e sproporzionata azione di Benjamin Netanyahu a Gaza dal conflitto sottostante tra Israele, il mondo libero, e il blocco terrorista sciita che fa strage di donne, uomini e diritti umani da qualche decina d’anni.
In tale contesto non è semplicemente spiegabile all’opinione pubblica italiana, ai liberali, ai progressisti, ai riformisti, un cammino comune con questa nuova ma vecchissima sinistra, in ultima istanza la migliore alleata di questo destrume di governo.
Le forze liberaldemocratiche si coordinino immediatamente nello strutturare un’opposizione comune a Meloni e presentarla al Paese prendendo le distanze nel modo più netto possibile, su contenuti, analisi e proposte, che oggi tengono insieme la nuova vecchia sinistra che speravamo superata dalla storia.