di Davide Pitocco
Oggi il Tour nella sesta tappa, la seconda sui Pirenei e la prima con un arrivo in salita, scalerà il mitico Col de Tourmalet, forse la cima più amata della Grande Boucle. Dal 1910, primo passaggio su queste strade impervie, con quella di oggi saranno 85 le volte in cui i corridori affronteranno questi tornanti e Jay Hindley per l’occasione vestirà la meritata maglia gialla, conquistata dopo una lunga fuga da lontana che ha avuto il sapore di un ciclismo d’altri tempi, quando le informazioni si ascoltavano alla radio e le immagini in televisione erano in bianco e nero. Il primo a scollinare su quella che un tempo era solo una mulattiera sterrata con una bicicletta ad una sola velocità è stato Lapize, nel 1910 appunto. Giunto all’arrivo si lanciò nel disperato grido di protesta “ Assassini! Assassini” rivolto agli organizzatori del Tour, proprio per le condizioni al limite con le quali furono costretti a scalare la cima. La bellezza di questa montagna sta proprio nel ricordare quanta storia essa custodisce, mentre si sale verso i suoi 2115 metri, il passo stradale più alto dei Pirenei. La leggenda vuole che a scovare il Tourmalet sia stato Adolphe Steines, storico designatore del percorso della corsa scelto dal fondatore Desgrange. Ci andò in inverno. In un’osteria del posto gli sconsigliarono di salire e la neve impedì la continuazione dell’ascesa in auto: proseguì a piedi, ma nel buio cadde in un burrone. Fu ritrovato, soccorso e il giorno dopo, una volta rimesso in sesto, scrisse un telegramma a Henri Desgrange. Nessun cenno alle difficoltà incontrate, solo il via libera alla salita. Nel suo palmares può contare nomi illustri: il primo italiano, Bottecchia, poi Bartali, Coppi, Merckx, ed infine anche Nibali nello famoso Tour del 2014 in cui da dominatore conquistò il simbolo del primato.
La giornata di ieri ci ha consegnato un Vingegaard in piena forma ed un Pogacar che invece ha pagato un minuto dal campione uscente e non è riuscito a reggere il suo cambio di ritmo. Dalla sua lo sloveno può dire di venir fuori da un lungo infortunio: si è allenato molto, soprattutto in salita, ma non ha nelle gambe i chilometri corsi durante le competizioni che aiutano a trovare la forma migliore, ed infatti il suo atteggiamente sbarazzino dei giorni precedenti sembrava che ci avesse consegnato un corridore in perfetta forma, ed invece la condizione migliore è ancora da raggiungere. Molto probabilmente nel corso di questo Tour che è solo all’inizio, potrà trovarla, ma bisognerà vedere quanto potrebbe, nel frattempo, perdere in termini di minuti e secondi dai rivali più accreditati.
Ancora all’arrivo sorridente dietro la mascherina il campione abruzzese Giulio Ciccone, inconfondibile anche nelle interviste per la cadenza strascicata propria del dialetto della costa: Sono lì, ma non è il mio obiettivo puntare al Tour perché il capitano della TRek è Skjelmose. Oggi tappa dura, ieri ho sprecato molte energie, ma anche gli altri, speriamo bene. Pogacar ieri ha avuto una crisi, ma il ciclismo è questo, ieri puoi pagare e domani invece dominare. Poi lui viene da situazioni non troppo favorevoli, ma le salite sono ancora tante.
La tappa prende il via alle 13:30 e dopo nove chilometri il gruppo maglia gialla ha lasciato andare via la fuga, perché l’uomo più pericoloso dei venti fuggitivi è Alaphilippe, che ha 7’10” di ritardo dal leader della corsa. Dopo la prima ora di corsa i battistrada iniziano a perdere pezzi e Cosnefroy non è in grado di tenere il ritmo ed in breve tempo il suo distacco si aggira attorno al minuto, a questo punto non rimane che essere riassorbito dal gruppo maglia gialla.
Powless passa per primo al GPM del Col d’Aspin ed è la nuova maglia a pois virtuale. I battistrada si sono ulteriormente frazionati e in 14 hanno scollinato mantenendo un vantaggio di 3’ sul plotone con i big. Hindley pedala con sicurezza, mentre la Jumbo continua a scandire il ritmo dei migliori. Sicuramente la bagarre avrà inizio sul tanto atteso Tourmalet. Sale a 4’29’’ il ritardo del gruppo maglia gialla, che ha pagato un altro minuto vista la forte andatura dei fuggitivi nella discesa dopo il Col d’Aspin.
Van Aert è nel gruppo dei fuggitivi, probabilmente pronto all’occorrenza a fare da testa di ponte per un probabile attacco del suo capitano.
Per i battistrada è iniziato il Tourmalet. Chi transiterà per primo sul Col vincerà anche il Souvenir Jacques Goddet; si tratta di un premio introdotto nel 2011 e dedicato alla memoria di Jacques Goddet, secondo direttore del Tour de France. Si tratta di un premio in denaro di 5.000 euro: l’ultimo a vincerlo è stato Pierre Latour.
Shaw ed Alaphilippe provano l’impresa in solitaria e guadagnano 10’’ sui diretti inseguitori. La salita è lunga, circa 17 chilometri, quindi la collaborazione è sempre un’ottima soluzione per tutti coloro che ambiscono ad un successo di tappa. Van Aert guida gli inseguitori come un perfetto burattinaio e i due fuggitivi dopo pochi chilometri vengono riassorbiti.
Van der Poel perde la ruota dei compagni di fuga ed intanto il loro vantaggio sul gruppo maglia gialla sfiora i cinque minuti. A difesa del corridore olandese e ad onor del vero bisogna dire che è venuto al Tour in vista della preparazione del campionato del mondo e per cercare di conquistare qualche tappa.
La Jumo Visma sul Tourmalet è schierata attorno al suo capitano e sta scandendo il ritmo. Jay Hindley ha battezzato la ruota del danese, mentre Pogacar attorniato da alcuni compagni di squadra pedala controllando i diretti concorrenti.
Dal gruppo maglia gialla continuano a scattarsi diversi corridori perché il ritmo della Jumbo inizia a farsi più sostenuto ed infatti hanno rosicchiato un minuto ai battistrada. Van Aert è diventato un corridore fenomenale. Sta tirando per tutto il Tourmalet, in pianura è in grado di dire la sua nelle volate o tirare quelle dei compagni, si difende a cronometro, non possiamo che alzare le mani e dire chapeau! a questo vero e proprio eroe del ciclismo. Transitano sotto il segnale dei 92 km ed è sempre il belga a scandire il ritmo.
Kellerman e Kuss pilotano il capitano oltre il gruppo e si forma un pugno di corridori tra cui Pogacar che riesce a tenere il forcing della Jumbo. Hindley sale del suo passo, confidando nella discesa per recuperare. Purtroppo Ciccone paga il grande sforzo della giornata precedente. Sempre più impressionante l’azione di Van Aert. Johannessen passa per primo sul Tourmalet, dopo uno scontro con Guerreiro, che lo stringe a bordo strada e provoca la reazione dell’avversario.
Si è formato un trio: Kuss, Vingegaard e Pogacar. Alle loro spalle si è formato un gruppetto tra cui c’è anche la maglia gialla che aveva fatto un vero e proprio fuorigiri per tenere il ritmo dei due favoriti.
Intanto a due chilometri dalla cima il danese allunga, ma questa volta lo sloveno riesce a mantenere la ruota, anche in volto sembra più tranquillo e determinato rispetto alla giornata precedente. La maglia gialla virtuale è sempre davanti a scandire il ritmo. Pogacar si mantiene a ruota. Stanno guadagnando su tutti gli altri corridori. Sembrano due alieni. Al momento dello scatto sono state in tante le facce stupite di chi stava ammirando la violenza dello scatto compiuto. Dopo la debacle di ieri Tadej ha risposto proprio da campione navigato con già due Tour conquistati come palmarès.
Van Aert allo scollinamento attende il suo capitano che ha meno di un minuto di ritardo.
Powless, Pogacar, Vingegaard e Van Aert stanno per recuperare sui battistrada. Il fiammingo con delle curve pennellate alla perfezione ha guidato il capitano fino alla testa della corsa, continuando ad esaltare il suo stato di forma.
Il gruppo maglia gialla insegue a 1’58’’, purtroppo in questo plotone non è presente Ciccone e nemmeno il suo capitano Skjelmose.
Van Aert e compagni affrontano l’ultima cima di Cauterets-Cambasque. Questa è una salita molto simile a quella di ieri del Col de Marie Blanque, con punte massime al 11%. Hindley conserva sempre 2’50’’ di ritardo e purtroppo, salvo azioni clamorosa, dovrà salutare la maglia gialla.
Tra i tifosi assiepati lungo le strade il simbolo che ricorre più spesso è quello della maglia pois, tra cappellini e magliette. Infatti è proprio vero che il vero ciclismo si ammira sulle montagne, laddove i ciclisti diventano titani che sfidano gli dei.
Intanto gli otto di testa continuano in fila indiana, sempre guidati dal fiammingo. Anche oggi otterrà sicuramente il premio in rosso della combattività. Non sta andando ancora a tutta perché deve gestire ancora sette chilometri e forse dopo si potrebbe lasciare sfilare e affidare le sorti della corsa al suo capitano. Pogacar sta correndo in modo anomalo rispetto alle sue caratteristiche. Oggi si mantiene sulla difensiva, pronto a rispondere ad eventuali attacchi.
Ciccone viene segnalato con più di cinque minuti di ritardo dai battistrada. Il gruppo maglia gialla, dopo il duro lavoro di Buchmann viene trainato da Egan Bernal della Ineos, evidentemente dopo il brutto incidente il colombiano vuole misurare la temperatura della sua forma proprio guidando questo plotoncino: la sua azione infatti ottiene qualche risultato perché rosicchia secondi agli otto corridori in testa.
Quando mancano otto chilometri al traguardo la fuga procede in modo regolare, come se si stesse vivendo la quiete prima della tempesta. Pogacar si è tolto persino gli occhiali e corre in modo concentrato, soffiando e cercando di respirare il più possibile. Van Aert ha superato il limite dei meno sette, parla alla radiolina, ma non sembra intenzionato a lasciare il suo ruolo di apripista lì davanti. Il corridore della UAE ha letteralmente battezzato la ruota del danese ed intanto si continua a salire. Powless non tiene il ritmo e si lascia sfilare. Il fiammingo ha incrementato la velocità, sta andando a tutta, ha proprio cambiato marcia e forse potrebbe prepararsi l’attacco di Vingegaard. Van Aert danza sui pedali. e procede a tutti. Una domanda continua a ronzarci nella testa, ma quanto va forte il fiammingo?
Vingegaard alla fine sale sui pedali e scatta. Pogacar lo segue rimanendo seduto composto sulla sella. Il fiammingo cede, ha dato tutto per il compagno ed ora a stento riesce a salire, alcuni tifosi lo incoraggiano. 10 e lode per il corridore della Jumbo. Questo è il ciclismo: dolore, sofferenza, ma anche forza.
La maglia gialla virtuale non ottiene cambi e si alza sui pedali per rilanciare la sua azione, ma ha sempre incollato l’avversario che pedala in modo più agile con un’alta cadenza di pedalate. Stanno affrontando il tratto al 12% e questa volta lo sloveno rimane incollato al dorsale numero 1. Altra accelerata, ma nulla di fatto. Pogacar si volta indietro per controllare e per distrarre la testa dalla fatica che sta facendo. Altro tratto duro e nuovo scatto del danese, ma Pogacar scatta in modo brutale e questa volta Vingegaard non lo segue. Guadagna dieci metri e la sua pedalata è leggera e potente allo stesso tempo. Da diversi minuti stava controllando sul computerino i watt ed evidentemente si era reso conto che l’avversario non stava andando molto forte e così ha percepito che forse stava affrontando una crisi e così è stato. La maglia bianca ha sorpreso tutti ed è stato un vero è proprio cannibale. Vingegaard corre a bocca aperta e vede lontano lo sloveno. La strada spiana, ma va a velocità doppia il battistrada. Lo scorso anno non era mai riuscito a staccare il danese, invece quest’anno è avvenuto. 13’’ li separano. Non è lontanissimo il corridore della UAE, ma difficilmente potrà essere ripreso: si sta andando a prendere una vittoria dolcissima per il morale e pesantissima per la classifica finale. Si volta per controllare Vingegaard, ma lo vedo lontano almeno 12’’. Nessuno si aspettava una vittoria della maglia bianca.
Vingegaard taglia il traguardo con 24’’ di ritardo. Abbiamo assistito ad uno splendido duello tra questi due fuoriclasse. La tappa ci ha consegnato un danese un pò meno alieno e lo sloveno più protagonista e con una forma fisica in crescendo.
Nei prossimi due giorni ci saranno due tappe per velocisti. I favoriti potranno recuperare le forze e le energie spese sui Pirenei.