di Davide Pitocco
Ieri la tappa numero diciannove di questo Tour de France. I corridori sono partiti da Moirans en Montagne per arrivare dopo 173 km a Poligny, quest’ultima per la prima volta nella storia accoglie una tappa della Grande Boucle.
La partenza è stata scoppiettante, come una notte d’estate illuminata dai fuochi d’artificio della festa di paese. Ci sono stati scatti e controscatti per tentare di prendere la fuga giusta. Alla fine ci sono 37 uomini al comando, ma il gruppo in generale è spezzato in diversi tronconi. Tra i battistrada compaiono Bettiol, Alaphilippe, Pedersen, Trentin, Pidcock e Van der Poel. Il gruppo della maglia gialla ha un distacco di circa 2’. Speriamo che un italiano possa quest’oggi conquistare una tappa, sanando un digiuno che dura ormai da troppe gare, per la storia e la grandezza del ciclismo nostrano. Per adesso ci crogioliamo con la maglia a pois di Giulio Ciccone, il corridore cresciuto a pane e arrosticini, che proprio ieri si è lamentato dei troppi punti assegnati al GPM del Col de la Loze, rispetto a tutti gli altri ( il vincitore Gall si è assicurato con quel solo passaggio ben 40 punti). Anche questo simbolo del primato manca all’Italia da diversi anni, l’ultimo a vestirlo è stato Claudio Chiappucci.
La tappa di oggi non è pianeggiante come quella di ieri, ma è ricca di saliscendi, insomma il classico percorso mangia e bevi, perché questa particolare altimetria spinge gli atleti a bere e mangiare poco e spesso.
Il traguardo volante viene conquistato da Pedersen seguito da Campenaerts, rispettivamente venti e diciassette punti per i due corridori. Dopo essersi ristorati la corsa dei fuggitivi è come se si fosse azzerata, perché ora si punta alla vittoria finale. Così Campenaerts e Clarke vanno in testa con 50’’ sul gruppo maglia verde e 4’30’’ dal gruppo degli uomini di classifica. I più diretti inseguitori ora sono trainati dalla Uno-X perché hanno velocisti del calibro di Wærenskjold e Tiller.
Quando mancano 38 km i distacchi sono ancora invariati. Ai 30km ci sarà la salita di Ivory, questo passaggio potrebbe essere lo spartiacque per la vittoria di tappa, se dovesse partire una fuga nella fuga a questo punto alcuni velocisti potrebbero non rientrare e quindi perdere l’occasione di scattare in volata. Max Pedersen sta battezzando la ruota della maglia verde in occasione dell’imminente salita.
Intanto dietro la squadra della maglia gialla non si preoccupa del vantaggio dei fuggitivi, non essendoci nessun uomo ben piazzato in classifica e poi dopo il Courchevel ormai Vingegaard si è quasi cucito la maglia addosso.
Clarke a causa di crampi deve salire del suo passo e quindi Campenaerts, che anche oggi dovrebbe aver conquistato il premio della combattività, se ne va in solitaria sulle colline di Ivory. Il gruppo maglia verde si trova a 20’’. La Uno-X rinuncia ad inseguire ed allora un terzetto con Asgreen parte all’attacco per andare a riprendere il fuggitivo. Il terzetto ha ripreso il belga, ora sono in quattro all’attacco, ma Campenaerts non è in grado di tenere il ritmo dei compagni. Il gruppo maglia verde si apre e gli atleti si controllano. Allora parte Pedersen cercando di creare un buco tra lui ed il resto dei fuggitivi. Il trio in testa sale di comune accordo. Intanto dietro è partito Laporte, seguito da Bettiol.
Però il gruppo in fila li riprende. Ci sono continui attacchi di Pedersen, sempre seguito da Bettiol, ma davanti pedalano in modo costante e di comune accordo. Dietro non riescono ad imbastire una strategia comune. Alla fine gruppo maglia verde ed inseguitori più prossimi si sono riuniti. Paradossalmente Van der Poel ora potrebbe andare a tirare per Philipsen. Il vantaggio dei battistrada deve gestire in 21 km 20’’.
Laporte e Van der Poel non si danno dei cambi regolari, per ora è Pedersen che sta cercando di colmare il divario. I danesi in questo Tour si stanno comportando da fenomeni. Non sarà facile senza un accordo andare a riprendere il trio di testa.
Allora Bettio e Trentin provano a fare il buco con Van der Poel all’inseguimento. I due italiani si muovono sperando di andare a riprendere i battistrada. Si forma ora un altro terzetto. Van der Poel che non offre cambi ha raggiunto i due italiani.
Grande finale per questa tappa. Tutto è ancora in gioco: Mohoric, O’Connor e Asgreen hanno 16’’ su Bettiol, Trentin, van der Poel, Philipsen, Zimmermann, Pidcock e Pedersen.
Dietro eseguono una serie di volate in apnea per andare a riprendere il gruppo Bettiol. Il gruppo maglia gialla passeggia invece a 8’20’’.
Adesso sono in nove ad inseguire il trio di testa e tra di loro non c’è nessun compagno di squadra dei battistrada in modo tale da poter collaborare serenamente. Bettio e Trentin sono lì pronti a giocarsi questa tappa che è stata disegnata come se fosse una grande classica d’oltralpe.
In 12, una sporca dozzina, si stanno giocando la vittoria, ma i tre davanti filano di comune accordo e non stanno perdendo terreno. Passano sotto l’arco dei -10 e naturalmente si galvanizzano, anche se dietro gli avversari possono vederli.
Dietro si controllano troppo, per non agevolare nessuno e così stanno indirettamente favorendo i battistrada. Dovrebbero anche loro dare il 110%, così come stanno facendo davanti. Negli ultimi due chilometri hanno guadagnato altri 10’’ sui corridori alle loro spalle. A questo punto andare a riprenderli diventa sempre più difficile. Chi sarà il più freddo ed il più veloce potrebbe conquistare la vittoria. Ora stanno per passare sotto l’arco dei tre chilometri. Probabilmente il gruppo Bettiol nel momento in cui è rientrato Philipsen ha lavorato al 80% perché la presenza della maglia verde, ha tagliato un pò le gambe ai compagni di inseguimento.
Ultimo chilometro per il trio di testa su un bellissimo viale alberato. Si preparano alla volata. Si stringono le scarpe. Mohoric potrebbe essere il favorito. O’Connor il meno veloce anticipa, ma Asgreen ha preso la ruota. Sta davanti. Mohoric rimonta da dietro e i due arrivano al fotofinish. Per il verdetto si deve attendere il controllo dei giudici. Asgreen era in vantaggio fino agli ultimi metri, ma poi Mohoric ha compiuto una rimonta imperiosa. Con un grandioso colpo di reni negli ultimi cinquanta centimetri Mohoric riesce a mettere pochi pollici della propria ruota davanti a quella di Asgreen. Lacrime di gioia rigano il volto del vincitore. Vingegaard mantiene la maglia gialla. La classifica generale non cambia ed anche la maglia a pois è ancora sulle spalle di Ciccone.