L’Italia festeggia la maglia a pois di Ciccone

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di Davide Pitocco

La ventesima tappa del Tour presenta ancora montagna, 133,5 km da Belfort a Le Markstein con 6 Gpm. Alla fine a tagliare per primo il traguardo è Pogacar che regola in una volata ristretta fatta di rabbia e frustrazione Gall, Vingegaard, i fratelli Yates, Ma per gli italiani c’è ben altro da festeggiare. Dopo molti anni un italiano torna a vestire la maglia a pois, quella del miglior scalatore della Grande Boucle, e quell’italiano è l’abruzzese Giulio Ciccone della Lidl Trek. Dopo aver tagliato il traguardo di Le Markestein in trentanovesima posizione ha festeggiato, come se avesse vinto. Si è concesso ai microfoni con un sorriso che bucava le telecamere e con quelle braccia magre e cotte dal sole con le quali avrebbe voluto abbracciare tutta la nostra penisola da nord a sud. Ha poi intonato la famosa canzone di Jovanotti Sono un ragazzo fortunato, suo grande amico, al quale ha promesso la maglia come regalo per una pronta guarigione, dopo l’incidente in cui è stato vittima il cantante. L’ultimo a vestire questa maglia era stato Claudio Chiappucci, quando in corsa c’erano personaggi del calibro di Indurain e Berzin. Anche Coppi e Bartali si sono fregiati di questo titolo, ma oggi la vittoria dell’abruzzese è ancora più bella, perché viene da tanti anni di digiuno. Non abbiamo conquistato nessuna vittoria di tappa, ma si è deciso di puntare su uno dei simboli più amati dai tifosi. Ciccone nella tappa odierna è stato ottimamente spalleggiato da Pedersen e Skjelmose che lo hanno aiutato a non far andare via le fughe e a sprintare sui primi quattro GPM di oggi, in modo tale da conquistare la matematica certezza che né Gall né Vingegaard avrebbero potuto recuperare punti su di lui.

La classifica del Gran Premio della montagna è stata istituita al Tour nel 1933, mentre la maglia a pois distintiva del leader è stata introdotta solo nel 1975. Gli italiani migliori scalatori del Tour sono stati Gino Bartali nel 1938 e 1948, Fausto Coppi nel 1949 e 1952, Gastone Nencini nel 1957, Imerio Massignan nel 1960 e 1961. Per quanto riguarda la maglia a pois, gli azzurri che l’hanno vinta sono stati Giancarlo Bellini nel 1976, Giovanni Battaglin nel 1979 e Claudio Chiappucci nel 1991 e 1992. In un momento di magra del ciclismo italiano, arrivato a 83 tappe senza successi, salire sul podio di Parigi con una maglia così prestigiosa è un fatto importante.

L’abruzzese durante questo Tour si è presentato con una forma discreta e come una paziente formichina ha lavorato infilandosi nelle fughe giuste per andare ad accumulare quei punti che poi gli hanno permesso di indossare la maglia. Una soddisfazione bellissima: la montagna significa attaccare, significa coraggio, significa coraggio. Domani sui Campi Elisi Ciccone salirà con questa maglia tanto amata dai francesi. Già nel 2019 era stato etichettato come miglior scalatore del Giro d’Italia, ora a 28 anni ci aspettiamo che possa finalmente sbocciare anche come corridore per la classifica generale.

La tappa si è giocata sull’ultima asperità. I tifosi erano in festa per Pinot festeggiato come un eroe ed  un vincitore, in quanto il francese ha annunciato che questo sarebbe stato il suo ultimo Tour. Lì i big si sono dati battaglia, tutti erano desiderosi di conquistare una vittoria. La maglia gialla ne era digiuno, ma la voglia di rivincita di Pogacar lo ha privato di questa gioia. Le corse a tappe a volte sono così, romanticamente irrazionali, perché si può arrivare a Parigi senza alcun successo di tappa, se non a cronometro e dobbiamo dire che cronometro! Inquella occasione il danese si è dimostrato non una spanna sopra tutti gli altri, ma un vero extraterrestre, rifilando a tutti distacchi inimmaginabili ad inizio Tour.

Oggi ci sarà la passerella a Parigi e si potrà di nuovo festeggiare per quel primato che Ciccone ha conquistato. Sulle sue spalle ora c’è tutta la voglia di rivalsa di un Italia flagellata da problemi economici e sociali, che per un paio di ore ha voglia di sognare e non pensare alle nubi grigie che da troppo tempo funestano l’orizzonte del Belpaese.