di Davide Pitocco
Ieri si è concluso il Tour de France. Una delle più grandi corse a tappe che la storia del ciclismo ci tramanda. Oggi irrimediabilmente non può non scendere una lacrima, perché da questa sera si dovrà attendere un anno per vivere le emozioni che le montagne, le salite, le volate, i corridori, le cadute, i tifosi assiepati a bordo strada ci hanno fatto vivere. Ed il prossimo anno per rendere omaggio a Coppi, Bartali e Pantani il Tour partirà da Firenze, proprio da quell’Italia che tanto ha dato a questa corsa. Oggi è una vera e propria passerella per tutti quegli atleti che sono arrivati alla fine. Ciccone ride e sorride con colleghi, compagni di squadra e avversari, con quel completo tutto a pois per festeggiare quella maglia che mancava dai tempi di Chiappucci. Vingegaard è tutto in giallo, compresa la bicicletta, così come a pois quella di Giulio e quella di Philipsen. Il gruppo compatto è passato davanti alla reggia di Versailles, davanti ad un pezzo di storia moderna, davanti alla residenza dei vecchi sovrani di Francia, perché oggi Parigi ha un nuovo padrone, per il secondo anno di fila, ed è un danese, Jonas Vingegaard. La torre Eiffel se ne sta lì sorniona a benedire la festa di questi atleti che hanno corso con il sole che morde come un cane rabbioso sulla testa, con la pioggia che sferza come frustate di salice, con il vento che bacia belli e brutti, e con le nuvole che passeggiano lente nel cielo, mentre le gambe dei corridori mulinano sforzo titanico, energia e potenza. Oggi ci sarà un ultimo GPM, da un semplice punticino e Ciccone è lì davanti. Il nostro idolo potrebbe far conquistare questa vittoria volante ad Alaphilippe che ci ha provato in tutti i modi ad essere protagonista in questo Tour, ma la condizione non lo ha sorretto. Pedalano in salita tutti insieme, sui pedali danzando all’unisono come un’onda che oscilla a destra e a sinistra: ma Ciccone è un cannibale e passa per primo su questo ultimo Gpm. L’abruzzese ci ha consegnato immagini fantastiche. Non si è mai vista una maglia a pois esultare con la stessa foga con la quale ha fatto lui, forse nemmeno il Signore del Tour avrebbe potuto festeggiare in modo così sincero e spontaneo.
Peccato non aver interrotto quel digiuno di vittorie che ora è salito a 80, ma sinceramente la maglia a pois è tutt’altro che una consolazione, anzi è motivo di vero giubilo per gli amanti delle due ruote.
Oggi Philipsen può coronare il sogno di ogni velocista ed andare a vincere sui Campi Elisi. Il belga già può festeggiare per la maglia verde, ma la gioia potrebbe raddoppiare. Staremo a vedere cosa avverrà in questa ultima e tanto attesa volata. Nelle tappe precedenti si è vissuto tutto a cento all’ora, tutto avveniva in modo frenetico per la voglia di ognuno dei partecipanti di primeggiare, ma oggi tutto scorre più leggero. Intanto è arrivata la notizia che Vingegaard parteciperà alla Vuelta 2023, un’edizione con ben 11 arrivi in salita e quindi il duello con Pogacar potrà avere un seguito, quello che tutti si aspettano, ma soprattutto con la domanda che frulla nella mente di tutti: sarà l’occasione giusta per la vendetta di Pogacar?
Sicuramente per tornare al Tour il passaggio più suggestivo è quello dei corridori attraverso il cortile del Louvre. A guidare c’è sempre la Jumbo Visma, miglior squadra con miglior ciclista, anche se per avere la classica ciliegina sulla torta è mancata una vittoria in linea e magari proprio di Van Aert. Quando mancano 52 km all’arrivo, la festa viene messa in pausa e parte la battaglia tra quei corridori che fino ad ora non hanno raccolto molta gloria. Il gruppo è allungatissimo e le squadre che hanno conservato ancora dei velocisti ci stanno provando. La Lotto è scatenata, così come la Bahrein e l’Alpecin. Un primo giro così pimpante a Parigi non si vedeva da anni. Intanto da una curva a gomito esce velocissimo Pogacar, che è partito così forte da fare il buco. Lo sloveno sta andando come un treno e non ha cambi dal compagno di fuga. Adesso le squadre dei velocisti si organizzeranno. Ma il vantaggio della maglia bianca è comunque di 10’’. Se magari lì ci fosse stato un Pedersen, allora la cosa si sarebbe fatta interessante. Sicuramente lo sloveno aveva intenzione di portare fuori una fuga, ma il tentativo non è ancora riuscito. Grande coraggio e grande forza da parte sua, grande voglia di dare sempre spettacolo. Un piccolo gruppo con Bettiol e Skjelmose si sta riportando sul duo di testa ed allora la corsa può esplodere perché poi per il gruppo, se la fuga prende corpo con questi corridori che vi si sono infilati, sarà dura. Avvenuto il ricongiungimento. Pogacar potrà così rifiatare.
Ai meno 32 la fuga viene ripresa. Poi tre corridori Olveira Frison e Clarke fanno da battistrada con 13’’ di vantaggio. Mancano 14 chilometri e i tre fuggitivi pedalano con un buco di 20’’ dal gruppo. Al momento la distanza non sembra preoccupare le squadre dei velocisti. Dopo il passaggio all’Arco di trionfo il gruppo ha accelerato ed è avvenuto il ricongiungimento. Intanto suona la campana dell’ultimo giro e Fralle prova a non rimanere anonimo, ma Skjelmose ricuce il buco di un attacco che poteva essere pericoloso. Bettiol prova ad infiammare la corsa e guadagna circa venti metri. Dietro si devono compattare. Skjelmose ha speso molto. Ma i compagni di Philipsen si prendono sulle spalle il compito di riprendere gli attaccanti, ma Bettiol continua a non demordere. Ora le squadre stanno preparando i loro treni. Iniziano i movimenti dei velocisti. Si viaggia a 60 km all’ora. Sarà difficile evadere dal gruppo per un finale da finisseur. Trentin vuole fare la volata ed ha battezzato la ruota di Pedersen. Pogacar è lì davanti a cercare la ruota dell’amico Trentin. La volata si conclude con quattro corridori sulla stessa linea, tra cui Pedersen , Philipsen e Meeus. Al fotofinish grande rimonta in volata del belga della Bora Meeus che fa sua l’ultima tappa di questo spumeggiante Tour de France.