AMMINISTRAZIONI  COMUNALI CHE ODIANO GLI ALBERI 

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Comunicato stampa a cura delle associazioni: Archeoclub, sede di Pescara – Italia Nostra, sezione “Lucia Gorgoni” di Pescara – Gruppo Unitario Foreste Italiane (G.U.F.I) .- Associazione Mila Donnambiente – Le Majellane – Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio (CO.N.AL.PA.), Comitato Strada Parco Bene Comune – Comitato Oltre il Gazebo No Filovia – Associazione Italiana Architettura del Paesaggio, sezione Lazio Abruzzo Molise Sardegna (AIAPP- LAMS) – La Gallina Caminante – A.S.T.R.A. Amici del Museo delle Genti d’Abruzzo – Saline.Marina.PP1 di Montesilvano – L’Albero bello – Associazione Culturale DEVA – FIAB Pescarabici – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta – Touring Club Italiano, Club di Territorio di Pescara. 

Hanno invocato un inedito “dissesto arboreo” nei documenti tecnici comunali per giustificare i sommari tagli alle radici durante lavori stradali che hanno ulteriormente destabilizzato le alberature; oggi inaugurano una nuova pratica di prevenzione del rischio (arboreo?) consistente nell’eliminare direttamente le piante. 

E così il piatto della bilancia forestale della nostra città pende sempre più verso la desertificazione urbana, mentre dall’altro lato si registra la messa a dimora nella  “ricorrenza celebrativa” della Festa degli alberi, di poche pianticelle che si contano sulle dita delle mani, spesso destinate a morte prematura. 

La “mattanza verde”, che si sta attuando, viene chiamata “messa in sicurezza”; essa riguarda soprattutto un’area protetta, la Riserva Naturale Regionale “Pineta Dannunziana”, istituita da una legge regionale del 2000, oltre venti anni fa, e che piano piano si sta spegnendo, lasciata senza adeguata gestione da tutte le Amministrazioni che si sono succedute da quell’epoca a oggi, prima sotto l’abbraccio del fuoco,  e poi, di quello della motosega. 

Decine e decine di pini sono stati buttati giù in questi giorni, per un complesso di centinaia di alberi, recisi in pochi anni, a indebolire ulteriormente l’intero comparto forestale, che ormai sta giungendo ad un definitivo crollo di tenuta, assolutamente ignorato, se non voluto. 

Ne è testimonianza lo stato di attuazione del Piano di Assetto Naturalistico (PAN), dal travagliato e infinito percorso istituzionale di adozione e approvazione, ad oggi applicato solo per realizzare il “pendolo”, strada costruita ex novo, nelle adiacenze di quella pre-esistente, letteralmente all’interno del perimetro dell’area protetta, aprendo una ulteriore tragica ferita su un corpo già gravemente ustionato dalle fiamme. 

In questi giorni, a seguito di una giornata ventosa, sono stati abbattuti e soprattutto rimossi decine e decine di alberi, tutti assolutamente all’interno del perimetro dell’area protetta, con la giustificazione della “sicurezza” e dell’incolumità pubblica. Questo è avvenuto tra via Silone e Via Antonelli, zona di traffico automobilistico (che oggi è minimo e di cui si prevede la dismissione), ma anche decisamente al di là del recinto di Via Silone, nella zona da oltre un anno interdetta al pubblico, dove il cimitero arboreo è ormai evidente. 

Ma quello che sorprende particolarmente, e che nulla ha a che fare con la sicurezza, è la rimozione di tronchi e rami che rappresenta una vera e propria sottrazione della biomassa dal ciclo naturale di decomposizione del materiale organico all’interno della pineta, soprattutto ai fini del processo di ricostituzione pedologica del suolo. 

Tonnellate di carbonio (CO2) sottratto all’atmosfera durante decine e decine di anni dall’attività di fotosintesi clorofilliana, spariti in due giorni di intensa “cura preventiva” del presunto pericolo, fatta a suon di motoseghe, bracci meccanici e camion. Dove viene conferita la biomassa raccolta? Che fine fa? Viene forse bruciata a fini energetici, immettendo così in atmosfera quella CO2 di cui, nelle ormai ventennali Conferenze sul Clima (l’ultima, quella egiziana), si continua a denunciare la pericolosa conseguenza dovuta alla inarrestabile crescita e concentrazione? 

E’ questo il contributo della nostra città alle iniziative di contrasto del cambiamento climatico? Rimozione della massa arborea urbana e trasformazione della stessa nel gas principale responsabile dell’effetto serra? 

Il PAN della Riserva Dannunziana non è mai nato in ottomila giorni ed è già morto in poco meno di 500,  sotto la scure del “pericolo pubblico”: un controsenso naturalistico che fa di Pescara, una volta ridente città di mare. caratterizzata dai suoi giardini e dalle sue pinete, una incerta metropoli che vede il proprio patrimonio arboreo come un intralcio da rimuovere, fino all’autolesionismo. 

E’ urgentissimo a questo punto convocare un tavolo aperto sulla questione del verde urbano, soprattutto per consentire alle Associazioni ambientaliste di esporre le proprie obiezioni ed avanzare le proprie proposte. Il patrimonio arboreo è un bene di tutti e non può essere liquidato con la fredda indifferenza di una pratica burocratica.