di Pierpaolo Di Carlo
Nel calcio ci sono allenatori che passano alla storia a suon di coppe di ogni genere e che entrano nella memoria collettiva come i vincenti, a discapito della loro presunta imbattibilità. Poi ci cono coloro che riescono nell’impresa di essere ricordati per qualcosa di diverso, che non c’entra con il palmares. Si tratta di un’altra qualità, estremamente rara nel mondo del calcio di oggi: l’umanità.
Claudio Ranieri non è stato celebrato (solo) in quanto allenatore, ma in quanto uomo sincero, passionale e rispettoso, che nella sua carriera ultra trentennale non ha mai lasciato un cattivo ricordo nelle piazze che ha frequentato, a discapito dei suoi alti e bassi in ambito sportivo.
Ne fu una dimostrazione platica che successe in Roma-Leicester del maggio 2022, quando la standing ovation che gli regalò l’intero stadio olimpico fu sufficiente per ricordare a tutti chi fosse davvero Claudio Ranieri. Un professionista guidato unicamente dai suoi principi, in un’ottica lontanissima da colleghi che fanno dell’esternazione quasi platonica del dissenso e della sua spettacolarità puramente fine a se stessa il loro tratto distintivo.
Lui è riuscito a passare alla storia venendo rispettato da tutti e anche i suoi detrattori ne hanno dovuto riconoscere la grandezza in quel maggio di ormai otto anni fa, quando a Claudio da Testaccio venne conferito il titolo di Sir.
Grazie per la tua eleganza, per le tue lacrime e per la tua umanità.
Grazie, per essere stato Claudio.