La lettera d’addio alla maestra di Silvi deceduta in un incidente stradale a Pizzoli (Aq)
“Ciao Monica,
è difficile trovare motivazioni e parole per trasferire sul foglio il senso e la dimensione di questa perdita. Di fronte ad una tragedia simile servirebbe solo il silenzio, quello che ti ha perfidamente ghermito in una tristissima mattinata d’autunno. C’è da essere muti ed attoniti ma, la pagina umana che tu hai scritto in questi anni spinge tutti noi a squarciare il velo del dolore e del silenzio per urlare al Cielo la rabbia di un torto così crudele e ingiusto, che ci priverà per sempre di un sorriso Celeste.
Non ho epiteti da aggiungere ad un nome che ho pronunciando sempre legandolo alla serenità e alla dolcezza di uno sguardo tenerissimo.
“Che pensieri soavi, Che speranze, che cori…! Quale allor (t)i apparia. La vita umana e il fato!” in quel vetusto edificio adibito a succursale del Liceo Spaventa di Città Sant’Angelo. In quelle aule conventuali, lì, lungo Corso Vittorio Emanuele, dove le lezioni sui classici avevano sempre il commento riuscito della tua sagacità. L’ansia di crescere, la voglia matta di sapere, il desiderio irrefrenabile di vivere ogni istante concesso erano il propellente del gruppo classe. Il ricordo è nitido: un vulcano incontenibile di entusiasmo, lealtà, iniziative, idee e progetti sempre volti a tirare il gruppo verso traguardi impegnativi e condivisi. E con un temperamento deciso di “donna di mare”, di cui essere profondamente fiera che, dell’altruismo, l’accoglienza e l’altruismo ha fatto la propria ragione di vivere. Una generosità tutta abruzzese, meglio ancora silvarola, bisogna dire, specie per chi conosce questa tenace e schietta gente dell’estremo lembo a sud della costa teramana. E così, tra Dante e Leopardi, da Socrate a Kant, in quegli anni, dentro quegli imponenti saloni, non mancava mai spazio per la tua garbata ironia. Che confronti! che scontri! Che crescita! E i viaggi d’istruzione? Le confidenze, i giochi i divertimenti, i canti, le danze che già lasciavano vedere il grande talento artistico di cui disponevi. E sempre, costantemente, immancabilmente: “Lu Piscare”. “Prof, mi porta a vedere il Pescara? Ho il Delfino nelle vene”. E così la prima volta agli allenamenti, e poi
all’Adriatico, durante le gare ufficiali, con l’amica del cuore, è diventata una piacevole consuetudine. Non ci siamo mai persi di vista, anche quando l’iscrizione all’Università ti ha portata a L’Aquila, splendida città d’adozione che ti ha fatto dono dell’amore della tua vita e la gioia di due splendidi figli, oltre ad una formazione ed affermazione a dir poco meritata.
L’ultima volta, il destino, forse consapevole, ci ha fissato un appuntamento del tutto inaspettato: qualche settimana fa, alla sagra della castagna a San Felice d’Ocre, ci siamo trovati di fronte, tu con i tuoi gioielli ed io col peso dei miei anni, ed è stato un saluto forte, intenso, vibrante, più sentito che mai. Con le nostre tipiche provocazioni ed espressioni colorite abbiamo animato il momento. Congedandoci ci siamo dati appuntamento a Silvi, come facevamo sempre e mantenendone fede. E invece: “…Ahi no! giocava per le pinte aiole, e arriso pur di vision leggiadre, l’ombra l’avvolse, ed a le fredde e sole…”, Funere mersit acerbo, per dirla con Giosuè Carducci. Per quanto mi riguarda, ricco del tuo insegnamento, non mi arrenderò mai a non saperti qui. So che ci sei, per Davide, Nicola, Francesco, Mamma Annamaria, papà Paolo, Marco, Gabriele e per tutti gli altri, sei su quella vela all’orizzonte, tra il bianco e l’azzurro, che naviga placida e calma nel cuore di tutti noi. L’oblio non cadrà mai su di te. Buon vento, mia dolcissima Monica”.