Agricoltura abruzzese, 1.695 aziende puntano sulla multifunzionalità. Cia: “Serve fare sistema”

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Pescara, 8 ottobre 2025 – L’agricoltura abruzzese si evolve e guarda al futuro con un approccio multifunzionale. Sono 1.695 le aziende che, oltre alla produzione agricola tradizionale, hanno avviato attività connesse come agriturismo, trasformazione dei prodotti e produzione di energia rinnovabile. Lo evidenzia Cia Abruzzo, che sottolinea come questa tendenza rappresenti una risposta concreta alle sfide del settore: cambiamenti climatici, spopolamento delle aree interne e innovazione tecnologica.

Secondo i dati elaborati su base Istat (Censimento Agricoltura 2020) e divulgati da Openpolis, il 3,8% delle imprese agricole abruzzesi ha adottato un modello multifunzionale, un dato inferiore alla media nazionale (5,7%) ma in costante crescita. Le attività più diffuse sono quelle agrituristiche (547 aziende), seguite dalla trasformazione di prodotti vegetali (267) e animali (237). In aumento anche la produzione di energia da fonti rinnovabili, con 159 imprese attive, di cui 144 con impianti fotovoltaici.

«La multifunzionalità è il futuro dell’agricoltura abruzzese» – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di Cia Abruzzo – «perché consente alle imprese di diversificare il reddito e rafforzare il legame con il territorio. L’agricoltore oggi è anche custode del paesaggio, promotore di turismo e protagonista della transizione ecologica».

A guidare la trasformazione è la provincia di Teramo con 487 aziende multifunzionali, seguita da Chieti (540), L’Aquila (338) e Pescara (330). Il comune di Teramo è quello con il maggior numero di imprese attive (46), mentre Anversa degli Abruzzi si distingue per l’incidenza più alta: il 50% delle aziende agricole ha adottato un approccio multifunzionale.

Il fenomeno è particolarmente rilevante nei comuni cintura e intermedi, dove si concentrano oltre mille aziende, ma l’incidenza più elevata si registra nei territori ultraperiferici (5,8%), segno del ruolo crescente dell’agricoltura come presidio economico e ambientale nelle aree marginali.

Cia Abruzzo evidenzia però le difficoltà di integrazione tra agricoltura e altri settori locali. Nonostante la legge regionale 14/2015 abbia istituito i Distretti rurali, il coordinamento tra imprese, enti e istituzioni è ancora in fase embrionale. «Serve una governance territoriale più forte e strumenti mirati per accompagnare le aziende che vogliono innovare» – conclude Sichetti – «Le attività connesse generano valore economico, sociale e ambientale. È il momento di fare sistema per trasformare queste esperienze in un vero modello di sviluppo rurale».