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      Berardino Fiorilli fa i conti a Carlo Costantini

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      Alle elezioni regionali del 2019 il centrodestra riportò a Pescara il 44% dei consensi, il centrosinistra fu votato dal 56% degli elettori e Marco Marsilio fu eletto per la prima volta alla guida della Regione Abruzzo. Due giorni fa, rispetto alla precedente tornata, il centrodestra è cresciuto di 5 punti percentuali a Pescara, con il 49,15% dei consensi, mentre il centrosinistra si è fermato al 50,85%, indietreggiando di molto rispetto al 2019. La crescita del centrodestra è avvenuta anche rispetto alle ultime elezioni politiche e a quelle del 2018, quando il centrodestra a Pescara è stato scelto dal 42% dei votanti. Però, per Carlo Costantini tutto questo si traduce, secondo una lettura strumentale e per nulla aderente alla realtà dei fatti, in una bocciatura del sindaco Carlo Masci e della sua giunta comunale. Costantini tenta di distogliere l’attenzione su ciò che è lapalissiano ed è chiaro a tutti, cioè che il centrosinistra è stato sconfitto, che la sua “Azione” a Pescara si è fermata al 2,43% e che il suo candidato, cioè il cognato Filippo Falconio, ha riportato 336 preferenze: una debacle su tutta la linea, per cui la bocciatura da parte dei pescaresi è stata chiarissima e ha riguardato proprio Costantini. Insomma, quella di Costantini è una lettura dei fatti fondata sulla convenienza, che si ferma a una fotografia delle percentuali, senza guardarsi dietro e soprattutto senza guardare avanti: una lettura che non tiene conto della bocciatura del campo largo da parte degli elettori abruzzesi, un campo largo che si restringerà alle elezioni al Comune, perché il rappresentante del Movimento 5 Stelle, Domenico Pettinari, correrà da solo e toglierà quel po’ di ossigeno che resta ai pentastellati.

      Durante tutta la campagna elettorale delle regionali abbiamo visto e ascoltato la macchina del fango in azione senza soluzione di continuità, sia a livello locale sia a livello nazionale. Su Marsilio è stato detto di tutto, eppure il presidente uscente, definito in maniera sprezzante “in scadenza”, ha stravinto e il campo largo ha perso, facendo fallire il progetto di chi tira i fili di tutto, dalla partita elettorale di D’Amico a quella di Costantini. Adesso la sinistra riaccende la macchina del fango in vista delle comunali e oltre a mistificare il risultato elettorale, denigra chi amministra la città, come ha già fatto la Schlein nella sua visita veloce in città, non avendo ancora imparato che questa strategia non paga (Marsilio docet).

      Noi continuiamo a lavorare, per rendere Pescara più bella, moderna, accogliente, performante, ben consci che il Covid ha lasciato parecchie ferite da risanare, a cominciare dai settori legati al commercio. Per noi parlano i risultati raggiunti in città, i progetti realizzati, i cantieri in corso, le tante iniziative sul sociale, sul turismo, sullo sport, sulla cultura, la considerazione acquisita dalla città a livello nazionale, tutto per fare davvero grande Pescara.

      Quanto alle candidature, nonostante abbia già ricevuto l’investitura come “Calendiano” da tutto il centrosinistra, Costantini si riscopre improvvisamente civico ed annuncia ai pescaresi che chiederà ai leader dei partiti di candidarsi; probabilmente non si è accorto che è stato già superato dal vero dominus, che ha già annunciato la sua auto-candidatura per le comunali, proprio mentre continuava a sostituire D’Amico come candidato Presidente della Regione. Ci dispiace per Costantini, ma lui già sa chi sarà il vero candidato sindaco ombra, che lo oscurerà, civismo o non civismo.
      D’altra parte, Costantini già ha imparato cinque anni fa che il civismo non si improvvisa, non basta definirsi civici per esserlo, bisogna avere una storia alle spalle per definirsi civici.
      Adesso, grazie al buon lavoro di tutti, il centrodestra parte dal 49.15%, superare il 50% sarà più agevole rispetto a cinque anni fa, con il lavoro serio e costante su tutta la città.

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