Tadej Pogačar dà spettacolo

0
84

Si aggiudica la seconda tappa e la maglia rosa

di Davide Pitocco

C’è attesa e fermento per la scalata al santuario di Oropa. Da San Francesco di Campo fino ad Oropa i corridori dovranno affrontare 161 km con una salita di prima categoria che di certo cambierà drasticamente la classifica. Per chi era abituato ad entrare in condizione a Giro inoltrato, non sono state date molte chance, perché in questa edizione si parte subito alla grande. I primi 95 chilometri sono pianeggianti, ma poi cominciano le asperità. In molti ricordano la grande ascesa di Marco Pantani.

Un addetto ai lavori, Mario, vuole ricordare quell’anno, quel 1999, quando prese vita l’impresa del Pirata.

“Aveva subito un salto di catena ai piedi della salita. Gli altri big non avevano rallentato l’andatura, non si sa se gli avversari non si fossero accorti dell’accaduto, o volevano mettere per una volta in difficoltà lo scalatore di Cesenatico. La Mercatone si era stretta attorno al suo capitano. Da solo aveva inserito di nuovo la catena in carreggiata ed allora si sono viste quelle gambe mulinare sui pedani più velocemente di pale eoliche spinte dalla bora triestina. Il Pirata non solo recuperò sul gruppo, ma continuò la sua impresa andandosene in solitaria sino al traguardo. Pensate che al momento della vittoria era ignaro di essere primo, perché pensava di avere davanti ancora qualche fuggitivo di giornata. Questo era vero ciclismo. Questo era romanticismo sui pedali.”

Dobbiamo convenire che il racconto ha il sapore di quelle storie che sono destinate a rimanere nel mito, che hanno quel sapore dolce amaro di cose passate, a cui ripensiamo con nostalgia.

Giulio Pellizzari, intervistato prima della partenza, ha detto: Ieri è stata una bella giornata, ero molto emozionato. Oggi sarà una tappa sicuramente interessante, vediamo come andranno le gambe e speriamo che possa andare bene.

Intanto sempre il nostro addetto ai lavori Mario si trova vicino alla postazione dei giornalisti e non può fare a meno di raccontare la tappa di oggi:

“I fuggitivi sono partiti al chilometro zero, so che non arriveranno, ma è bellissimo lo stesso, perché il coraggio e le sue manifestazioni gonfiano il cuore di gioia. Fino ai 12 all’arrivo ci sarà controllo, ne sono sicuro. Tifo per Piccoli. Sta in fuga e spero che arrivi, ma anche Tiberi mi aspetto che possa dire la sua. Spero che non ci siano troppe forature sulla salita del Santuario.”

Assieme a Mario si arriva ai piedi dell’erta finale e tutti desiderano che siano le sue parole semplici e lapidarie a narrarci questa storia.

“Pogacar è arrabbiato, perché ieri gli hanno sfilato via la vittoria da sotto il naso. Poi ha forato ai meno undici, il Panta ai nove chilometri: ho ancora in mente i ricordi di quella mitica salita. Purtroppo Piccoli non ce la fa. Pogacar è rientrato facilmente e ha messo la squadra alla frusta a tirare. Ora scatta perché ai meno cinque arriva il pezzo più difficile. Non è possibile che Quintana già si stacchi. Tiberi ci sta provando a rientrare, ce la sta mettendo tutta, ma chissà, io me lo auguro.”

Mario si interrompe per bere dell’acqua, ha la gola secca dall’emozione.

“Oggi ho parlato con un signore. Era qui dalle sei del mattino e mi ha raccontato una cosa bellissima: si è svegliato alle quattro per essere qui. La moglie allora gli ha detto: ma non ti senti un cretino a svegliarti anche oggi all’alba? Lui gli ha risposto, io mi sento un cretino da lunedì a sabato a svegliarmi alle sei per andare a lavorare, non per essere assieme alla carovana rosa. Questo è il giro, amici, amore infinito!”

Mancano 4 Km e Maika si sfila e inizia lo show di Pogacar. È sufficiente una rasoiata dello sloveno per creare il vuoto, Thomas, O’Connor, tutti pagano dazio. Mario non può non dire la sua: “Quando quel ragazzo cambia ritmo, è uno spettacolo, ma hai visto, Maika si sfila e senza soluzione di continuità lui cambia marcia. Dietro non possono fare altro che organizzarsi e limitare i danni. Ha fatto gara a sé.”

Pogacar fa sua la tappa di Oropa e conquista la maglia rosa. Alla fine è partito dove tutti si aspettavano che lo facesse e ha rifilato 35’’ agli inseguitori. Forse è troppo presto per decretare che sia il Signore del Giro, ma i presupposti ci sono tutti. Intanto Mario saluta tutti e corre ad ammirare la nuova maglia rosa che sui rulli è impegnato nella fase di defaticamento, prima che avvengano le premiazioni.