Una reazione almeno del derby da chi, “ha ancora fame e non la pancia piena”. E invece no. Il Milan, che da tempo sta regredendo, alza bandiera bianca nella finalissima valevole la Supercoppa Italiana dopo appena 21 minuti (3-0 il finale): una prestazione imbarazzante, che certifica la crisi rossonera. A Riad è un copia incolla della sfida col Lecce di sabato: Theo e compagnia in balia dell’Inter, determinante con Dimarco e Dzeko, il migliore in campo, e Lautaro Martinez nel finale. Poi una reazione abbozzata e zero, zero cattiveria. A salvarsi in pochi, anzi nessuno: l’era Pioli, quella che ha portato il Milan sul tetto d’Italia, è finita?. Sicuramente Pioli non è più ‘on fire’.
Basta cori, è tempo di riflessioni serie: adesso è il momento di tenere la testa alta per portare la barca in porto. Ossia centrare la qualificazione in Champions in campionato. Certo, farlo col tuo capitano, Davide Calabria, che piange in panchina dopo la sostituzione, appare una missione difficile (eufemismo). Non ci sono più idee, entusiasmo e spensieratezza: i Campioni d’Italia sembrano essere tornati indietro di due anni, ossia quelli pre-Covid.
E forse è arrivata l’ora di analizzare, mettendo da parte la gloria del 22 maggio, l’operato di Pioli. Finora intoccabile, il tecnico fatica ad avere presa sulla squadra: come mai l’ennesimo approccio sbagliato, come a Lecce e non solo? Le scelte tecniche (necessario tenere fuori Kalulu per un Kjaer in queste condizioni? E il prediletto Messias? Come mai Origi 15 minuti fuori posizione sulla destra?) a dir poco discutibili si sommano a un atteggiamento della squadra presuntuoso: per ripartire è necessario tornare squadra, quindi umili. Sentirsi ‘soddisfatti’ dopo solo uno Scudetto in bacheca è inspiegabile: almeno la concentrazione non deve mancare mai. Vero Tomori? Martedì c’è la Lazio, e almeno mancherà Immobile. Una nota lieta in un mare di depressione.
a cura di ARTURO CALCAGNI