Roglic in rosa: chapeau per il signor G!

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di Davide Pitocco

La 20ª frazione della corsa rosa è la cronoscalata di 18,6 km che da Tarvisio
arriva sul Monte Lussari, salita friulana mai affrontata prima dalla corsa
Gazzetta.
Geraint Thomas parte in maglia rosa con un vantaggio di 26’’ su Roglic in
questa ultima cronoscalata: ci sono 10 km di cronometro veloce e
completamente pianeggiante e poi circa 8 km la cui pendenza è paragonabile
all’ascesa dello Zoncolan.
L’ex campione Vincenzo Nibali ha così commentato la tappa odierna: Sarà una
cronometro molto particolare e con delle novità molto tecniche. I corridori si
troveranno a partire con una bicicletta da crono con la quale dovranno assumere
una posizione adeguata con il corpo teso in avanti sulle appendici del manubrio
e pedalando con rapporti molto lunghi. Poi ci sarà il cambio bici al km 10 con
un mezzo preparato con rapporti tipicamente da salita. Le pendenze sono
mostruose, soprattutto perché arriva alla fine del Giro. Sarà una guerra di nervi.
Le ammiraglie non potranno seguire i corridori, non ci sarà collegamento radio.
Tra la bici da crono e quella classica c’è differenza perché nella prima, seppur
con lo stesso gesto tecnico, si usano fibre muscolari diverse rispetto al gesto
dello scalatore.
I tre big sono tutti in un minuto. Almeida partirà alle 17:08. Il portoghese userà
una bici classica da salita con 36 e 34, nella corona più piccola. Si è puntato al
minor peso possibile. Roglic alle 17: 11 e Thomas alle 17:14.
Roglic ha una bici con setup diverso dai compagni di squadra. Ha monocorona
con un 42 e dietro un 44 con un gravel. La bici con la monocorona è più leggera
e così la catena lavora in modo molto più dritto. Gli altri compagni usano invece
un 37. Nella scelta tecnica del mezzo bisogna calcolare anche la strada che non
è in asfalto, ma in cemento. Alcuni esperti sono convinti che cambiare troppi
rapporti, potrebbe causare dei problemi ai corridori.
Lo sloveno e il portoghese in mattinata hanno effettuato la ricognizione non con
l’auto, ma con le bici.
Thomas invece ha scelto un mezzo con 54\34: dal manubrio hanno tolto il
nastro e la staffa che regge il computerino per guadagnare 100 gr di peso. Parte
con un solo portaborraccia e con tubolari da cronometro. Particolare curioso e
non secondario, il corridore gallese ha letteralmente messo al fresco il proprio
caschetto, perché per tenerlo a bassa temperatura, prima della partenza viene
conservato in un frigorifero. Le scelte meccaniche sono state dettate anche dal

loro modo di affrontare la strada. In questo Giro abbiamo visto Thomas
prediligere spingere lunghi rapporti, invece Roglic spesso pedala più agilmente,
quindi preferisce rapporti meno ardui, per sviluppare la sua forza puntando sul
numero delle pedalate, rispetto alla forza pura e semplice.
Alberto Contador, campione spagnolo che in carriera per ben due volte ha vinto
il Giro, come commentatore per i canali di Spagna, così si è espresso: “Io l’ho
provata. L’ho fatta tutta in piedi sui pedali. Una roba mai vista, durissima, nei
sette chilometri e mezzo finali c’è soltanto un piccolo momento di tregua,
diciamo così, verso la fine. Una piccolissima illusione. Ma non va mai sotto il
15%. Per me è anche più dura dello Zoncolan. Ma non è neanche quello il
punto. È che si tratta di una salita diversa da tutte le altre, sei su una strada
piccola, in mezzo al bosco, è una strana sensazione, quasi di solitudine. E tu vai
su a 8-10 chilometri all’ora. Solo contro il tempo, solo contro te stesso. Sono
convinto che sarà la cronoscalata più dura della storia di un grande Giro.”
Parole pesanti da chi un tempo danzava sui pedali appena la strada cresceva in
pendenza, un misto di bellezza e di efficacia, di poesia e di resa che hanno
segnato un’epoca.
Si parla di centomila persona lungo l’ascesa al monte Lussari. I tifosi del
ciclismo sono straordinari perché si tifano tutti, senza accese rivalità. Milan
dopo il traguardo ha infiammato il pubblico impennando sulla linea dell’arrivo e
sollecitando applausi e grida di giubilo. Questo è il bello del ciclismo.
La terra del Val Canale è un punto di incontro tra Italia, Austria e Slovenia. I
bambini crescono e parlano 4 lingue perché si studia anche inglese. A scuola
ogni materia si studia in una lingua diversa e lo stesso Comune di Tarvisio è
quadrilingue perché si parla il friulano, riconosciuto come lingua.
Si è arrivati al momento tanto atteso. I tre big partono. Almeida e Roglic al
cambio bici impiegano lo stesso tempo, circa 6’’. Thomas sceglie di cambiare
anche il caschetto. Gli altri due hanno proseguito con quello da crono. Dopo il
cambio però le telecamere della regia internazionale immortalano Roglic che
pedala con gli avambracci appoggiati sul manubrio privo di appendici,
posizione vietata dall’Uci sulle prove in linea perché ritenuta pericolosa. A
questo punto al traguardo ci potrebbe essere lavoro per il Var. Agli intermedi i
distacchi dei tre non sono più di 4’’. Il miglior tempo fino ad ora è quello dello
sloveno, ma anche il signor G, come viene soprannominato Thomas, nonostante
il cambio di bici e caschetto, fa registrare appena 2’’ di ritardo al primo
intermedio dopo il cambio.

Al intermedio Kuss, Caruso e Almeida fanno registrare lo stesso tempo, cioè
34’35’’. Per ora il tempo da battere è quello della maglia azzurra Pinot, che ha
tagliato il traguardo in 45’22’’. Attenzione! Roglic all’intermedio fa registrare
ben 32 ‘’ di vantaggio sul terzetto precedente. A questo punto sembra sempre di
più un braccio di ferro tra il signor G e lo sloveno.
Problemi per Primoz prima dell’ultimo intermedio. La ruota posteriore è slittata
e l’atleta ha dovuto mettere il piede a terra in un punto molto arduo. Si è fermato
per la pendenza. Un meccanico ed un tifoso lo hanno aiutato a ripartire, ma i
secondi persi potrebbero essere significativi.
Thomas all’intermedio ha perso 16’’ da Primoz. Caruso arriva al traguardo.
Forse non ce la farà a salire sul podio, ma per ora il suo è il tempo migliore con
45’18’’.
Almeida fa suo il miglior tempo, per ora, 45’05’’.
Si attende con trepidazione il passaggio del gallese per vedere quanto ha perso
Roglic per quell’incidente. In questo momento si stanno giocando il simbolo del
primato. Spingono al massimo con la sofferenza dipinta sul volto.
Con una volata finale in 44’23’’ Roglic si sta aggiudicando questa versatile
prova contro il tempo.
All’ultimo intermedio Thomas è dietro di 36’’. Il Giro d’Italia si sta giocando
sul filo dei secondi.
Maglia rosa per Roglic. Il gallese con lo sguardo stravolto e stralunato ha
tagliato il traguardo con 45’03’’. Tutti i compagni di squadra della Jumbo si
abbracciano. Le sue strade, quelle della Slovenia, sono a due passi dal traguardo
e in migliaia sono venuti a tifare per il proprio beniamino. Chissà quali
sentimenti stanno attraversando la mente del corridore.
Kuss ha dichiarato: Un sogno! Il salto della bici! Una vera avventura!
A stento le parole escono con chiarezza. Troppa è la voglia di fare festa. Lo
sloveno ha rischiato con questo rapporto stranissimo, ma alla fine il tempo ha
dato ragione a lui. Ha vinto nonostante il piccolo incidente, nonostante i secondi
persi nella tappa di montagna dopo il secondo giorno di riposo.
Parlando dello sconfitto, si può dire che Thomas è entrato in crisi nell’ultimo
giorno. A 37 anni ha dovuto inchinarsi alla potenza della giovinezza.
Roglic rimane umile: Quello che ho fatto oggi è incredibile, ma devo ringraziare
tutta la mia strada. Non pensavo che dopo l’incidente, fosse tutto perduto. Ho
rimesso la catena e sono ripartito, sempre con la speranza finale di farcela.

La tappa di oggi si attendeva da quando è stato presentato il Giro ad Ottobre. Le
aspettative non sono state deluse, perché abbiamo assistito a tutto quello che si
poteva immaginare e anche di più.
Andando indietro nel tempo nel 2000 anche Stefano Garzelli conquistò il
primato rosa durante una cronoscalata. In quell’occasione aveva potuto contare
su un gregario d’eccezione, Marco Pantani, tornato alle gare dopo i noti fatti di
Sant’Anna di Vinadio.
La corsa ha avuto l’intensità di un film giallo di Hitchcock. Dopo aver
festeggiato il vincitore, tanto di cappello anche all’illustre perdente, perché
immediatamente Thomas si è andato a congratulare con Primoz e Joao Almeida.
Il Giro è un viaggio bellissimo tra sofferenza, polemiche, pioggia, vento, sole,
una corsa ad ostacoli con squadre decimate, spesso a ridosso delle tappe più
importanti, crisi personali dei corridori, le tante cronometro e le bellissime tappe
di montagna. Domani la passerella di Roma per vincitori e non vincitori,
l’ultimo saluto prima del congedo definitivo, che non ha mai il sapore dell’addio
perché è solo un arrivederci a maggio 2024.