Deddy, tra vita, sogno e futuro

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Deddy, luci addosso

Seneca, in uno dei suoi momenti di pura filosofia diceva: “La fortuna non esiste. Esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”. Questa è l’esatta descrizione di uno dei giovani artisti  musicali più promettenti: Deddy, al secolo, Dennis Rizzi. Un ragazzo puro, genuino, non costruito e che incarna il riscatto per tanti della sua generazione. Nato il 14 settembre 2002, deve affrontare, fin da bambino, la prima vera prova difficile che la vita gli mette davanti: la separazione dei suoi genitori. Non semplice per un bimbo di 7-8 anni che potrebbe prendere una piega difficile ma che, invece, scopre una vena artistica che lo proietterà nel mondo delle note e della lirica. Un talento cristallino, con un’ottima penna e che, proprio come diceva Seneca, incontra l’opportunità della vita entrando ad Amici di Maria De Filippi, nella stagione 2020-2021. Da subito arriva nel cuore di tutti con la sua spontaneità e il suo sorriso contagioso. Deddy è un esempio da prendere per tanti giovani che hanno un sogno e che vogliono raggiungerlo.

Qual era il tuo desiderio da bambino?

In realtà, come tanti, da piccolino sognavo di fare il calciatore. Fino all’età di 12 anni, immaginavo di correre in uno stadio con la palla tra i piedi. Poi all’età di 9 anni, i miei genitori decidono di separarsi. In quel momento, difficile, non mi sentivo molto ascoltato né a scuola né dalla mia famiglia per cui, per pura necessità, ho deciso di iniziare a scrivere i miei pensieri. Ero l’unico della classe con i genitori separati, le maestre mi dicevano che era una cosa normale e quindi non mi sentivo appoggiato, non sentivo il sostegno di nessuno ed è in quel momento che ho iniziato a versare inchiostro sulle pagine, raccontando delle cose.

Quindi non hai iniziato a scrivere per creare musica o canzoni?

No, assolutamente. Scrivevo e basta. Poi quando ho iniziato a frequentare il primo superiore, ho incontrato un ragazzo che faceva rap e mi sono reso conto che i miei testi avevano delle metriche o comunque avevano uno schema che poteva rientrare nel mondo musicale. Allora ho scritto la mia prima vera canzone, che però nessuno ha mai sentito, s’intitola “La normalità”. Parla della mia situazione da bambino e dei miei genitori.

Adesso, però, suoni anche uno strumento musicale.

Non è fondamentale saper suonare uno strumento. Ci sono autori straordinari che non sanno mettere le mani su una chitarra o un pianoforte, però scrivono testi meravigliosi. Nella scrittura di un testo musicale non c’è bisogno di uno strumento però a me è utile. Perché improvvisare su accordi, maggiori o minori che siano, ti aiuta ad accompagnare il proprio stato d’animo. Però, c’è differenza, per me, nel far nascere una canzone quando questa arriva mentre improvviso sui tasti neri e bianchi. 

C’è stato un momento esatto nel quale hai deciso di fare della musica una scelta di vita?

Sì, l’ho deciso a 17 anni. Ho pensato che sarebbe stata l’unica strada perché se avessi fatto altro, la mia vita non avrebbe avuto senso. Quell’estate ho deciso di provare ad entrare ad Amici di Maria De Filippi e ci sono riuscito, stravolgendomi la vita. 

Quanto ti porti, ancora oggi, dell’esperienza difficile che hai vissuto con la separazione dei tuoi?

Chiaramente quando a casa sei abituato ad avere i tuoi genitori seduti al tavolo e poi di colpo ti ritrovi a mangiare prima con uno e poi con un altro, beh ti cambia la vita e questo me lo porterò per sempre. Quando sei piccolo non è facile, i bambini erano anche cattivi spesso perché non capivano il mio disagio. Ci sta di sbagliare, specialmente da piccoli, ma io sono diventato subito grande. 

Sei diventato grande troppo presto?

Assolutamente sì, a 18 anni dovevo già pensare alla partita iva, cose che non capitano a tutti. Per cui sono stato catapultato troppo presto nel mondo dei grandi. Però sono fortunato e felice di quello che ho. Adesso ho comprato casa, ho un cane e mi tengo stretto tutto ciò che fa parte della mia quotidianità.

Da qui ai prossimi dieci anni come ti vedi?

Non ne ho la più pallida idea. Non so cosa possa riservarmi il futuro. Ad esempio, il Deddy di un anno fa è completamente diverso rispetto a quello che è oggi, per cui non saprei proprio cosa possa accadere. Mi chiedo spesso chi sarò nel futuro, l’unica certezza è che metterò sempre il massimo impegno per continuare a lavora e per vivere di musica. 

Se dovessi dare un consiglio a qualche bambino o ragazzo che ha un sogno, quale daresti?

Insistere sempre, crederci sempre. Sarà pieno di persone che non crederanno in te. Il percorso sarà durissimo ma sarà altrettanto bello dire: “Eccomi, ce l’ho fatta”.

Cosa bolle in pentola nell’immediato futuro?

Ci sono tantissime canzoni pronte, davvero belle. Ci sono stati grandi cambiamenti nella mia squadra per cui arriveranno cose nuove ma ci vorrà tempo. Quello che verrà fuori, sembrerà un vestito di un sarto, fatto su misura.

Valerio De Carolis